LUNEDI DELLA PRIMA SETTIMANA DEL T.O
Eb 1,1-6 – Mc 1,14-20
La Badia, Firenze
Ricchi di tutto quello che abbiamo vissuto durante il Tempo di Natale,
iniziamo oggi il percorso, anch'esso bello, del Tempo ordinario,
accogliendo questa sera la forza, la potenza della Parola di Dio
per il nostro cammino.
La Parola di Dio ha in sé una potenza,
un dinamismo interno di cui abbiamo bisogno per tenere un buon passo!
Siamo all'inizio del Vangelo di Marco
e all'inizio della Lettera agli Ebrei.
Per nuovi inizi nella nostra vita!
Dopo il Battesimo e la prova del deserto,
comincia il ministero di Gesù propriamente detto.
E comincia in Galilea.
Gesù non comincia a Gerusalemme:
comincia dalla sua terra,
dalla terra dov'è cresciuto, dopo il ritorno dall'esilio in Egitto.
Anche noi, anche la nostra missione comincia dalla nostra terra
che è Firenze in tempo di pandemia.
«Il tempo è compiuto», proclama Gesù,
«e il regno di Dio è vicino;
convertitevi e credete nel vangelo» (Mc 1,15).
La nostra missione sarà dunque di dire il «tempo» in cui siamo,
di leggere ed indicare i segni dei tempi.
E di chiamare alla conversione.
La conversione è meta-noia, è un «andare oltre».
Non è un «ritorno»,
ma è il passaggio alla novità della vita secondo il Regno.
La vita in cui non viviamo più
sotto il peso della vittoria ineluttabile della morte e del peccato,
ma viviamo della vittoria del Cristo,
già compiuta, sulla morte e sul peccato
Ma qual è il primo gesto compiuto da Gesù all'inizio della sua missione?
Gesù chiama dei compagni.
Gesù ha bisogno degli altri...
Anche noi, non possiamo
vivere la nostra missione battesimale e monastica da soli!
Hai bisogno dell'altro...
La fecondità non è mai individuale, solitaria.
Per poter vivere ed annunciare il Vangelo,
è necessaria una “porosità” dell'anima per ricevere il dono che è l'altro.
La conversione, la meta-noia è andare oltre l'individuale:
chiede di mettere insieme, di valorizzare, di vivere
ciò che nasce dall'arricchimento reciproco tra di noi.
Non la somma o la giustapposizione o anche un certo equilibrio
tra ciò che uno ed un altro apportano,
ma il frutto di uno spogliamento reciproco che fa spazio all'altro,
il nuovo che nasce da uno spogliamento interiore reciproco,
nell'amore e nel rispetto.
Spogliamento possibile
perché la Pasqua di Gesù ci ha liberati dalla paura della morte.
Questa sera possiamo guardarci gli uni gli altri
dicendoci reciprocamente: «Ho bisogno di te!
Ho bisogno di te per vivere la Trinità».
Se Gesù, che è «irradiazione della gloria di Dio,
ed espressione perfetta del suo essere,
se Gesù, che tutto sostiene con la sua parola potente» (cfr Eb 1,3),
ha avuto bisogno degli altri.... a fortiori anche tu!
E quanto diventerà feconda la tua vita
se acconsenti a questa “porosità” dell'anima!
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