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20 Febbraio, 2022 Badia Fiorentina - Fr. Antoine-Emmanuel

Aggiornamento: 21 feb 2022


VII Domenica del T.O.


1 Sam 26,2..23 – 1 Cor 15,45-49 – Lc 6,27-38

20 febbraio 2022


Per capire bene la prima lettura di questa domenica,

bisogna ricordarsi della vittoria del piccolo Davide sul gigante Golia.

Dopo questa vittoria, le donne vanno incontro al re Saul e al suo esercito

cantando, ballando, con tamburelli e grida di gioia.

E cantano: “Ha ucciso Saul i suoi mille e Davide i suoi diecimila”. (1 Sam 18,7)


Saul ne è molto irritato.

E da quel giorno in poi guardava sospettoso Davide. (cfr 1 Sam 18,8-9)

Cresce in lui una gelosia amara, al punto di voler uccidere Davide.


Davide, da genero del re, da musicista di corte, da guerriero di grande fama,

diviene un esiliato che si deve nascondere nei deserti.

La sua vita è rovinata, perde tutto.


Capita questo: una persona che ti rovina la vita, che ti ruba la dignità sociale,

che distrugge la tua famiglia.

Magari l’avete vissuto oppure avete sentito storie del genere.


Nella storia di fuga, di esilio, di Davide, ci sono allora due momenti molto particolari:

uno a Ein Gedi, l’altro nel deserto del Negev, nel deserto di Zif.


A Ein Gedi, Saul, senza rendersene conto, va a soddisfare un bisogno naturale

nella caverna in cui si trovano Davide e i suoi uomini.

Sarebbe bastato un colpo di lancia, e Davide avrebbe potuto uccidere Saul.


Nel deserto di Zif, Saul ed i suoi uomini sono presi da un torpore strano,

Davide si avvicina a Saul, e anche lì sarebbe bastato un colpo di lancia.


Difatti, a Ein Gedi, gli uomini di Davide gli dicono

che è giunto il giorno che il Signore aveva promesso,

in cui avrebbe consegnato il suo nemico nelle sue mani…


A Zif, Abisai, il capo degli uomini di Davide gli dice:

Dio ti ha messo nelle mani il tuo nemico. Lascia che io l'inchiodi a terra…” (1 Sam 26,8)


Cosa fa Davide?

Si rifiuta assolutamente di uccidere Saul.

Eppure Saul sta rovinando la sua vita,

è il suo nemico dichiarato.

Lo potrebbe almeno ferire gravemente, e potrebbe quindi prendere il potere.

E non lo fa.


È prezioso questo contrasto.

Abisai ha uno sguardo di fede: Dio ha messo il tuo nemico nelle tue mani…

E, davvero, il torpore su Saul e sul suo esercito l'ha suscitato Dio.


Qual è la differenza tra Davide e Abisai?

Entrambi hanno uno sguardo di fede sulla storia, sono credenti.


Ma Abisai vede in Saul il nemico: non vede nient'altro.

Invece Davide certamente sa che Saul è il suo peggior nemico,

ne ha fatto l'esperienza più di Abisai,

ma non vede solo il nemico.

Dice ad Abisai: “Non ucciderlo!

Chi ha mai messo la mano sul consacrato del Signore ed è rimasto impunito?” (1 Sam 26,9)


Saul è pieno di invidia, di gelosia, respira la vendetta,

puzza di violenza, è il suo nemico più accanito,

ma per Davide rimane il “consacrato del Signore” e Davide lo risparmia.


A Ein Gedi, Davide taglia un lembo del mantello di Saul.

Nel deserto gli prende la lancia e la brocca d'acqua,

per poi far vedere a Saul come l’abbia risparmiato.


La differenza tra questi due uomini di fede è lo sguardo sull'uomo.

Abisai è realista: vede la violenza di Saul.

E Davide è più realista!

Davide non identifica Saul con le sue miserie pur grandi.

Pur criminale, Saul rimane colui che ha ricevuto l'unzione del Signore.


Vedete come l'Antico Testamento prepari il Nuovo Testamento.

“A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici,

fate del bene a quelli che vi odiano.” (Lc 6, 27)

Perché mi ascoltate, divenite capaci di amare i vostri nemici.

È il mio dono!

È il dono di Gesù!


E come viene data questa grazia nel concreto,

quando uno mi rovina la vita, e lo ucciderei?

Guarda Davide!

Il tuo nemico, il tuo Saul, come lo guardi?

Lo guardi solo come nemico tuo?

Lo guardi solo a partire da quello che ti ha fatto?

Oppure guardi il suo valore, la sua dignità?

Colui che ti fa soffrire è uno per il quale Gesù è morto sulla croce.

Ha una dignità immensa!

La croce di Gesù ci ha rivelato la dignità immensa di ogni persona… una dignità infinita.


Allora che farai?

Lo risparmierai come fece Davide?

Il Nuovo Testamento ci spinge molto più lontano nell'amore.


Cosa dice Gesù?

“Risparmierai il tuo nemico”?

“Ti allontanerai dal tuo nemico, dimenticherai il tuo nemico?”

No!

Il dono fatto a chi ascolta Gesù si esprime in quattro verbi:

“Amare, fare del bene, benedire e pregare” per i nostri nemici.

È proprio una rivoluzione.


Si dirà: “E' irrealistico!”

Si! È irrealistico per l’uomo psichico, come lo chiama Paolo,

per l’uomo che vive delle sue sole risorse umane. (cfr 1Cor 2,13-14)

Ma non è irrealistico per l’uomo spirituale,

per l’uomo, la donna che vive obbedendo allo Spirito Santo.


E qui, il Vangelo odierno ci aiuta molto.

“Se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, che grazia vi verrà?

Anche i peccatori fanno lo stesso.”

Ma invece se “amate i vostri nemici, se fate del bene e prestate senza sperarne nulla”,

“la vostra ricompensa sarà grande”.

Quale ricompensa? Sarete figli dell'Altissimo”

Assomiglierete al Padre, “perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi”.


Se, invece di fuggire, di evitare le difficoltà, di tirarci indietro,

scegliamo l’amore, il perdono di cui Gesù ci rende capaci,

allora scopriamo un mondo nuovo, diverso,

viviamo da figli del Padre… ed è tutto diverso!

Commenta Papa Francesco:

“Gesù sa benissimo che amare i nemici va al di là delle nostre possibilità,

ma per questo si è fatto uomo:

non per lasciarci così come siamo,

ma per trasformarci in uomini e donne capaci di un amore più grande,

quello del Padre suo e nostro.


Questo è l’amore che Gesù dona a chi “lo ascolta”.

E allora diventa possibile! Con Lui, grazie al suo amore, al suo Spirito

noi possiamo amare anche chi non ci ama, anche chi ci fa del male.” (Angelus 24.02.2019)


L’esperienza del perdono ci trasforma.

Entriamo nella vita di Dio… ed è questa la vera ricompensa.

È questo che Gesù vede.

Gesù vede la prova come una via che può farci entrare in Dio, se Lo seguiamo,

se andiamo con Lui nella prova.

Perché la prova, l’ha già assunta Lui.

Vi si trova.

E trovando Gesù, troviamo il Padre, troviamo la vita trinitaria.


«Diventiamo capaci di cose che mai avremmo pensato di poter dire o fare,

e di cui anzi ci saremmo vergognati, ma che invece adesso ci danno gioia e pace.

Non abbiamo più bisogno di essere violenti, con le parole e i gesti;

ci scopriamo capaci di tenerezza e di bontà;

e sentiamo che tutto questo non viene da noi ma da Lui!

e dunque non ce ne vantiamo, ma ne siamo grati.” (Angelus 24.02.2019)


Vi è prima l’uomo psichico, l’uomo naturale, credente, sì,

ma che non ha veramente incontrato Gesù.

Allora, come Abisai, alla violenza si risponde con la violenza.

E questo suscita le guerre…

Vi è prima l’uomo psichico, ma dopo viene l’uomo spirituale,

ed è un crescere nella vita dello Spirito Santo.

Si comincia essendo come Davide che risparmia il nemico.

Ma accogliendo pienamente il dono di Gesù,

si entra in un’altra logica,

in cui si diviene misericordiosi, come il Padre nostro è misericordioso.


Di questo amore, il Papa ha parlato ancora in questi ultimi giorni,

nella sua bellissima catechesi su San Giuseppe.

Giuseppe è colui che custodisce Maria e il Bambino.

E ci insegna a custodire l’altro, a custodire Maria e Gesù nell’altro.

Custodire, ecco l’atteggiamento dell’uomo spirituale.


E il Papa ne ha tratto un insegnamento molto concreto:

“Oggi è comune, è di tutti i giorni criticare la Chiesa,

sottolinearne le incoerenze – ce ne sono tante –, sottolineare i peccati,

che in realtà sono le nostre incoerenze, i nostri peccati,

perché da sempre la Chiesa è un popolo di peccatori che incontrano la misericordia di Dio.


Domandiamoci se, in fondo al cuore, noi amiamo la Chiesa così come è.

Popolo di Dio in cammino, con tanti limiti ma con tanta voglia di servire e amare Dio.


Infatti, solo l’amore ci rende capaci di dire pienamente la verità, in maniera non parziale;

di dire quello che non va,

ma anche di riconoscere tutto il bene e la santità che sono presenti nella Chiesa,

a partire proprio da Gesù e da Maria.


Amare la Chiesa, custodire la Chiesa e camminare con la Chiesa.

Ma la Chiesa non è quel gruppetto che è vicino al prete e comanda tutti, no.

La Chiesa siamo tutti, tutti. In cammino.


Custodirci uno l’altro, custodirci a vicenda.

È una bella domanda, questa: io, quando ho un problema con qualcuno,

cerco di custodirlo o lo condanno subito, sparlo di lui, lo distruggo?

Dobbiamo custodire, sempre custodire!” (Catechesi su San Giuseppe, Udienza 16.02.2022)

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