"Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare". Gesù le dice: "Credimi, donna, viene l'ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l'ora - ed è questa - in cui i veri adoratoriadoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità". (Gv 4,19-24)
Non è solo “il Padre vuole”, ma il Padre “cerca” … Cerca “veri adoratori”. Adoratori che abbiano con Dio Padre un rapporto d’amore “nello Spirito” e nella verità che è la Paternità di Dio, il nostro essere figli nel Figlio.
Ci raduniamo questo pomeriggio per diventare “veri adoratori”, cioè per rispondere al desiderio del Padre che cerca, nel mondo di oggi, “veri adoratori”. Ci aiuteremo gli uni gli altri con questo scopo: che il Padre trovi in noi un piccolo popolo di “veri adoratori”.
Iniziamo perciò invocando lo Spirito Santo.
Vi ricordate della risposta dell’angelo a Maria, quando chiese: "Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?".
“Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio.” (Lc 1,34-35)
Invochiamo lo Spirito Santo quale potenza divina che ci adombra e ci rende fecondi. Mettiamoci alla Sua ombra. Non sono necessarie molte parole. Ma un silenzio pieno di desiderio…
Chiediamo lo Spirito non per chiuderci in noi stessi, ma per partire poi come Maria partì e fu strumento di una effusione di gioia nello Spirito per Elisabetta e Giovanni. Siamo qui per la città, per il mondo, per questo mondo che è come una grande placca tettonica che si stacca da Dio, che sta annegando in una cultura di morte.
L’ombra fa bene, rinfresca, riposa… Il medesimo verbo si ritrova nei racconti della Trasfigurazione. Lasciarci adombrare significa quindi entrare nell'ignoto, nel mistero di Dio. Accettando di perdere le nostre rappresentazioni di Dio. È una nube luminosa…
Vieni Spirito Santo… siamo pronti a perdere le nostre rappresentazioni per entrare nel mistero di Dio!
Ave Maria…
Vorrei partire da un’esperienza sinodale che è stata molto significativa per me. Era il 6 marzo scorso. Nel gruppetto sinodale in cui ero, vivemmo una vera e bella conversazione spirituale. Nel primo giro, ciascuno raccontò quello che lo aveva attirato in Badia, e quello che vi aveva trovato. Ci fu un reale ascolto reciproco. Nessuno monopolizzava la parola né cercava di difendere il proprio punto di vista. Nel secondo giro, cercammo di individuare quello che emergeva dai contributi di ciascuno. Ed avvenne il “sovrabbondare” di cui parla Papa Francesco: un dono inaspettato, che non era una sintesi né un compromesso, ma una luce nuova che accoglieva la ricchezza dei diversi contributi e la oltrepassava. Ci fu di fatto questa certezza: è Gesù Eucarestia che oggi ci attira all’Adorazione, come è Gesù Fratello che ci attira all’amore reciproco.
Era, ed è, un modo nuovo per dire quello che avviene qui: è Gesù che, per primo, lavora! Non siamo tanto noi che “lavoriamo” per Gesù, ma Gesù è il primo soggetto attivo. E si tratta di rispondere alla Sua attrazione amorosa.
Allargando lo sguardo ben al di là della Badia, mi sembra che questo mistero di attrazione sia molto attivo nel nostro tempo. Fa impressione vedere che in questo tempo di divorzio della cultura da Dio, di apostasia, si moltiplicano le cappelle di adorazione. Gesù attira!! Come se un grande grido di Gesù attraversasse il nostro tempo: “Venite!”
È un grido che conosciamo:
“Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero". (Mt 11,28-30)
Gesù Eucarestia ci chiama a Sé per liberarci dal fardello della perfezione religiosa o del moralismo freddo… per ristorarci nella Sua Misericordia.
“Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: "È un fantasma!" e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: "Coraggio, sono io, non abbiate paura!". Pietro allora gli rispose: "Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque". Ed egli disse: "Vieni!". Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù.” (Mt 14,26-29)
Gesù Eucarestia ci invita a fidarci di Lui, a camminare là dove non avremmo mai pensato di poter camminare.
“Nell'ultimo giorno (della festa delle capanne), il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: "Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva". Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato.” (Gv 7,37-39)
Gesù Eucarestia ci chiama per dissetarci, per darci lo Spirito, per renderci capaci di amare come non avremmo mai immaginato…
Penso anche all’invito che Gesù rivolse a Tommaso: vieni, "metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!". (Gv 20,27)
Conosciamo la risposta di Tommaso: "Mio Signore e mio Dio!". (Gv 20,28)
Risposta che è confessione di fede, che è adorazione!
Già, il cieco nato, guarito, sentì Gesù che gli chiedeva: "Tu, credi nel Figlio dell'uomo?". Egli rispose: "E chi è, Signore, perché io creda in lui?". Gli disse Gesù: "Lo hai visto: è colui che parla con te". Ed egli disse: "Credo, Signore!". E si prostrò dinanzi a lui.” (Gv 9,35-38)
“Adorare”, parola di origine latina, significa “portare alla bocca”, mettere la mano sulla bocca o baciare con infinito rispetto… In greco, il termine “proskunein” significa prostrarsi. Tutto il corpo è coinvolto in un atto di riverenza che confessa la grandezza, la santità di Dio.
Un midrash, un commento ebraico della Bibbia, (Bereshit rabah 56,2) sottolinea alcuni effetti dell’adorazione:
- Perché Abramo tornò dal monte Moryah con Isacco sano e salvo, in pace? Perché aveva detto che sarebbero andati a prostrarsi: “Allora Abramo disse ai suoi servi: "Fermatevi qui con l'asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi" (Gen 22,5);
- Perché Israele fu redento dalla schiavitù dell'Egitto? Perché si prostrò: “Quando udirono che il Signore aveva visitato gli Israeliti e che aveva visto la loro afflizione, essi si inginocchiarono e si prostrarono.” (Es 4,31).
- Perché la Torah è stata data al Popolo d’Israele? Perché il popolo si prostrò:
“Il Signore disse a Mosè: "Sali verso il Signore tu e Aronne, Nadab e Abiu e settanta anziani d'Israele; voi vi prostrerete da lontano”. (Es 24,1).
- Perché Anna finalmente concepì Samuele? Perché si prostrò nel Santuario di Silo: “Il mattino dopo si alzarono e dopo essersi prostrati davanti al Signore, tornarono a casa a Rama. Elkanà si unì a sua moglie e il Signore si ricordò di lei”. (1 Sam 1, 19).
La prosternazione, l’adorazione ci apre al dono di Dio. Permette a Dio di donarsi. Più confessiamo la grandezza, la santità, l’amore infinito di Dio, più permettiamo al Signore di manifestarsi, di donarsi.
“L'adorazione è la disposizione fondamentale dell'uomo che si riconosce creatura davanti al suo Creatore. Essa esalta la grandezza del Signore che ci ha creati e l'onnipotenza del Salvatore che ci libera dal male. È la prosternazione dello spirito davanti al « re della gloria » e il silenzio rispettoso al cospetto del Dio « sempre più grande di noi ». L'adorazione del Dio tre volte Santo e sommamente amabile ci colma di umiltà e dà sicurezza alle nostre suppliche.” (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2628)
Noi abbiamo il privilegio del dono dell’Eucarestia, presenza viva del Signore. L’essenza divina, come diceva Caterina da Siena. Presenza che ci chiama all’adorazione.
Mi direte: “Ma l’Eucarestia non è fatta per essere adorata, è fatta per essere mangiata, nel banchetto eucaristico che coinvolge e trasforma la comunità”. È vero! È vero che l’Eucarestia è fatta per essere mangiata… ed è appunto questo donarsi infinito che ci chiama all’adorazione.
Ci prostriamo davanti a Colui che si dona.
L’Eucarestia è il dono sovrabbondante di Dio. Una sovrabbondanza di amore che ha dato a Gesù il desiderio di offrirsi a noi in una vulnerabilità incredibile. Per essere nostro cibo.
“Una volta mentre stavo per comunicarmi, udii la voce divina che mi diceva: “O amata, ogni bene è in te e tu stai per ricevere ogni bene!” Allora pensai: “Com'è possibile che riceva ogni bene, se ogni bene è già in me?” Mi fu subito risposto: “Io sono colui che può abbondare e sovrabbondare”. Così quando mi fui avvicinata all'altare per comunicarmi, udii queste parole: “Il Figlio di Dio è sull’altare secondo l’umanità e secondo la divinità, circondato da una moltitudine di angeli.” (Angela da Foligno)
L’Eucarestia è Gesù nel Suo donarsi nella Passione, la Morte, l’Abbandono e la Resurrezione. È presenza viva. Continuo donarsi. Come una sorgente, una cascata infinita d’Acqua viva. È un Amore che non smette mai di donarsi.
Una presenza che ci attira e ci chiama all’Adorazione, a questo “proskunein” che confessa con tutto il proprio essere che Egli è, e che noi non siamo.
“Ad amare, anime, venite ad amare l’Amore da cui siete tanto amate!
O Amore, dammi tanta voce che chiamando te amore
io sia sentita dall’oriente fino all’occidente e da tutte le parti del mondo.
O Amore non amato né conosciuto,
fa' che tutte le creature amino te, Amore.” (Santa Maria Maddalena de Pazzi)
“O Amore non amato né conosciuto…”
Chiara Lubich scriverà: “Gesù nell’Eucarestia non è meno incompreso di quando era sulla terra.” (“L’Eucarestia”, Ed. Città nuova, 1977, p.51)
È lo Spirito Santo ad attirarci! Scrive Chiara Lubich: “Quello che è l’istinto per il bambino neonato è lo Spirito Santo per l’adulto, neonato alla nuova vita che il Vangelo dell’unità porta. Egli è spinto al “cuore” della Madre Chiesa e si ciba del nettare più prezioso che essa abbia.” (idem, p. 111)
L’Eucarestia è dono totale, è il perdersi di Gesù che si dona al Padre e a noi, ed è l’essere mangiato che dice al meglio quello che Gesù vive per noi.
Gesù non ha detto: “Il Sacramento dell’Eucarestia è il Pane di Dio, Pane della vita, Pane vivo”. Ma ha detto: “Io sono il Pane di Dio, Pane della vita, Pane vivo” (Gv 6,33.35.48.51) È il Suo essere… e l’Eucarestia è il modo divino in cui Egli si dona.
L’Eucarestia è il Suo donarsi totale… e quindi è pienezza di essere, pienezza di vita.
Vi si manifesta come in nessun altro “luogo” l’amore e l’umiltà di Dio. E questo chiama, richiama, la nostra adorazione.
Prima di essere atto di amore, l’adorazione è atto di giustizia!
La salvezza del mondo è qui davanti a me, a noi, per diventare il nostro cibo, per nutrirci d’eternità… e a questo dono rispondo con l’adorazione che è un Sì meravigliato che si consegna al Dono.
Non c’è nessun'altra risposta valida all’Amore… che l’Amore! L’adorazione eucaristica è una donazione di noi stessi. È una risposta d’amore!
L’adorazione è attiva: è un’apertura del nostro essere al dono di Dio. Mi apro. Entro nel mistero. Mi lascio trasformare. Ricordandomi che “l’effetto proprio dell’Eucarestia è la trasformazione dell’uomo in Dio.” (Tommaso d’Aquino, Sent. IV, dist. 12, q.2)
“Fattosi uomo, (Gesù) ha voluto addirittura farsi cibo perché, nutrendoci da Lui, diventassimo altri-Lui”. (Chiara Lubich, “L’Eucarestia”, Ed. Città nuova, 1977, p.51)
Come abbiamo visto nel Primo Testamento, l’adorazione apre al Dono di Dio. La prosternazione non è un ripiegarsi su di sé con un senso di totale indegnità, anche se questo significato c’è: va fino al sì. Va fino al sì nuziale al Dono divino che si offre.
“Il mio “cielo” nascosto è nella particola dove Gesù, il mio sposo si vela per amore. (…) Quale divino instante quando, o Beneamato, nella tua tenerezza, vieni a trasformarmi in te! Questa unione d’amore ed ineffabile ebbrezza, ecco il cielo che è mio”. (Santa Teresa di Lisieux, Poesie, 19,3).
Non è un atto rituale che ci fa acquistare dei meriti. È un perderci, a nostra volta, nell’amore e nella gratitudine.
E in questo sì, portiamo l’umanità intera. Adoriamo e accogliamo il Dono a nome di tutta l’umanità. È un atto di riparazione.
È pure un atto di speranza. Confessiamo la nostra speranza che tutti divengano una cosa sola. Ed è proprio questo che opera l’Eucarestia, come scrive Paolo VI: “… l’Eucarestia (…) è instituita perché diventiamo fratelli; (…) perché da estranei, dispersi e indifferenti gli uni agli altri, noi diventiamo uniti, eguali ed amici; è a noi data perché, da massa apatica, egoista, gente fra sé divisa e avversaria, noi diventiamo un popolo, un vero popolo, credente e amoroso, di un cuore solo e d’un’anima sola.” (Paolo VI, citato da Chiara Lubich in: “L’Eucarestia”, Ed. Città nuova, 1977, p.89)
Ecco la testimonianza di P. Pierre-Marie, che racconta la sua esperienza nel deserto:
Non ho mai sentito tanto, come all'Assekrem - nel piccolo oratorio di pietre a secco dove celebravo in ginocchio, vista l'altezza del tetto - la ricchezza e la forza dell'Eucarestia. Cristo è presente lì. Memoria del passato e anticipazione dell'eternità. Anche in solitudine, ci si sente in comunione con tutti. In Colui che è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutte le creature e primogenito dei morti, tutto è ricapitolato. Tutta la Chiesa è Corpo di Cristo e questo sacrificio offerto una volta per tutte e ogni giorno rinnovato, attualizzato, è per la salvezza del mondo. Non mi sono mai sentito tanto in comunione con gli uomini come nel cuore di queste Eucarestie celebrate in solitudine.
Sulla pietra sporgente che funge da tabernacolo, l'ostia consacrata è lì, che irradia come un sole di giustizia, alla luce della lampada a olio. Non c'è niente, nessuno. Ma Dio è presente sulla roccia che funge da credenza. C'è anche la Bibbia. È attraverso il silenzio della Scrittura che la Parola di Dio risuona al meglio. (…)
Ci sentiamo allora in comunione con tutta la Chiesa. Con tutto il Popolo cristiano disseminato tra le nazioni e questa terra rotonda dove vivono sei miliardi di persone, che è lì, sotto i tuoi piedi, come una sfera immensa di cui non sappiamo nulla ma di cui tutto intuiamo, e che porta, al suo vertice, come su un gigantesco ostensorio, il cerchio d'oro dell'ostia consacrata. Sul mappamondo dell'universo, il più sottile e il più spoglio degli ostensori. È veramente l'Eucarestia che sostiene, nutre, irriga e salva il mondo!
Tradotto da : Sources Vives n° 138, p 152-154
+
Come vivere, allora, un’ora di adorazione eucaristica?
Vi propongo dodici piste. Non è un metodo da usare in modo sistematico. Non esiste! Ma sono delle piste che lo Spirito Santo può illuminare per voi.
1. Affidare alla Madonna il tempo di preghiera che comincia. Io affido, consacro ogni cosa a Maria. Non voglio più fare niente senza di Lei. Perché l’abbiamo ricevuta come madre ai piedi della Croce. È attraverso la Madre che si riceve la vita. Non è Lei la Vita, ma è attraverso di Lei, attraverso il Suo cuore che la si riceve. Ed è vero in modo particolare della preghiera, dell’adorazione.
2. Invocare lo Spirito Santo. Solo in Lui si prega in verità. E chiedere la grazia del silenzio interiore. È difficile, perché viviamo in una cultura molto rumorosa.
“Diletti figli, ora desidero farvi conoscere il messaggio di Dio, dello Spirito Santo, Mio Sposo. Non lo troverete da nessuna parte se non nel silenzio. Lui è L’Autore della Fontana di Grazia e d’Amor di Dio. Lo riceverete attraverso le mani consacrate dei Miei diletti figli di predilezione, i Miei Sacerdoti, molti dei quali sono qui presenti oggi. Loro sono strumenti di guarigione per le vostre infermità.”
“Lo Spirito Santo è l’Autore di questi tempi: vi farà conoscere ogni cosa chiaramente. Sappiate e comprendete che desidera solo il vostro silenzio: lì darà ogni conoscenza, ogni saggezza e comprensione che possiate desiderare, e lì comprenderete il bene ed il male.” (15 Ottobre 2016, Monte Batim, Goa, India)
3. Compiere un gesto di adorazione che coinvolga il nostro corpo, come possiamo. In silenzio. Il dono è al-di-là delle nostre parole, della nostra stessa comprensione. Confesso silenziosamente che io non sono e che Lui è. È come il togliersi i sandali di Mosè. (Es 3,1-6)
4. Guardare… il volto eucaristico di Gesù. Eccomi davanti al volto eucaristico di Gesù. Quando si ama una persona, lo sguardo è fondamentale. Guardare e lasciarsi guardare. Com’è splendido, o Gesù, il tuo volto eucaristico! Cosi splendente e così umile!
5. Ascoltare… Credo che dobbiamo “ascoltare” Gesù Eucarestia. Ci vuole parlare. Perché è vivo! E parla! Spesso senza rumore di parole, in una voce di silenzio sottile. Ascolto il Cuore di Gesù che batte per il Padre e per il mondo.
6. Riconoscere la presenza viva di Gesù che aspetta la nostra compagnia. Gesù non è apatico, senza sentimenti, senza desideri, come una statua. È vivo, e nell’Eucarestia ci aspetta. La fonte ha sete di donarsi. Vengo quindi per amicizia, per vivere a fondo l’amicizia così umana e divina di Gesù. In questo, faccio pure un atto di riparazione, perché oggi più che mai nella storia, Gesù è abbondonato. Lo è nei poveri, lo è nelle vittime della cultura del piacere individualistico e della morte, lo è nell’Eucarestia.
7. Diventare man mano un vuoto d’amore per Gesù Eucarestia che è lì, vivo, davanti a noi. Disarmare. Sono arrivato col cuore e la mente agitati, pieni, disordinati… e man mano, con il tempo – veramente necessario – divengo per grazia un vuoto d’amore. Una disponibilità. Non ho pretese. Non ho meriti. Non ho certezze da difendere. Lascio il mio cuore svuotarsi di me. Per Gesù. Per lo Sposo di cui vedo il volto e a cui mi consegno. Sono pronto anche a perdere la “mia fede” per essere Suo nell’abbandono, nel buio, nel mistero dell’unione che è al di là delle mie idee.
8. Accogliere il fiume che fuoresce dal Cuore trafitto di Gesù per la Chiesa e per il mondo. Accoglierlo a nome della Chiesa e del mondo. Gesù non è un cadavere: è il Vivente. La sua presenza eucaristica è stracolma della fecondità divina. E accolgo il fiume d’amore che zampilla dal Suo cuore per l’umanità mezzo morta sul marciapiede della storia.
9. Lasciarsi condurre a Betlemme, al Golgota, nella Risurrezione… nel mistero pasquale. Con la Bibbia in mano. La Parola nutre l’adorazione. Ne è la colonna vertebrale. Ho bisogno della Parola. Se no, ci saranno solo le mie parole. Apro la Bibbia, e lascio la Parola parlare. È la voce dello Sposo.
10. Con Maria, unire la nostra preghiera, la nostra sofferenza, il nostro amore, a quelli di Gesù che si offre per la salvezza delle anime. L’adorazione non è una sosta tranquilla, per star bene. È un atto di amore. Sono qui per partecipare alla salvezza del mondo. E la salvezza del mondo non c’è senza la sofferenza di Gesù, la Sua Passione, la Sua Croce e la Sua Risurrezione. Bisogna che Egli possa compiere in me quello che manca alla Sua Passione per la Chiesa, per il mondo. Offro la mia preghiera, la mia sofferenza, la mia impazienza, le mie distrazioni, … offro tutto con Maria, in unione al Redentore. Le mie distrazioni non sono un problema da risolvere, ma la realtà del mio cuore che si manifesta che rimetto a Gesù. E tutto per la salvezza delle anime. Il Signore ha deciso di aver bisogno di noi per la salvezza del mondo. Non possiamo sottrarci…E Gli presento il grido del mondo. Ma lo faccio rivolgendomi al Padre, nel Suo Nome.
11. Con Maria, celebrare la vittoria della Risurrezione, lodare il Risorto, e, in Lui, il Padre. Colui di cui vedo il volto eucaristico è il Vincitore. Celebro la Sua vittoria! Canto! Lodo! Qui, i Salmi sono molto preziosi. Man mano che uno acquista coscienza della Santità di Dio, non ha più parole o, meglio, sente che tutte le proprie parole sono inadatte… e apprezza tanto i Salmi perché sono parole umane che Dio ci ha consegnato.
12. Terminare con un tempo di ringraziamento. Non ho “fatto” io un’ora di adorazione. Ho ricevuto il dono straordinario di stare in presenza del Re dei Re, del Sommo Sacerdote eterno, dello Sposo. Che dono! E ringrazio per tanta misericordia! Tanta bontà! Tanta liberalità! E mi lascio benedire ed inviare. Con la missione di servire il Regno Suo nel mondo. Di portare il Suo Amore sulle strade, nel quartiere, in famiglia, in parrocchia….
Un giorno, una religiosa che aveva una vita di preghiera intensa chiese a Gesù: “Insegnami a pregare!”. Ebbe questa risposta :
“Prima taci dentro te stessa,
· aspetta,
· ascolta,
· accogli la mia voce, la mia luce che ti indicherà il tipo di preghiera che voglio far scaturire nel tuo cuore nel momento preciso in cui entri nella preghiera.
· Ricorda che voglio pregare in te attraverso il mio Spirito.
· Sii disponibile, abbandonati a Me, al mio Spirito e la tua preghiera diventerà mia
· Sarà soprattutto lode, adorazione e supplica amorevole e piena di fede per i tuoi fratelli
· È al Padre mio che mi rivolgerò per adorarLo in spirito e verità.”
Comments