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7 febbraio 2021 - Badia Fiorentina Fr. Antoine-Emmanuel



V Domenica del T.O. (B)

Gb 7,1..7 – 1 Cor 9,16..23 – Mc 1,29-39


Gesù “si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano…» (Mc 1,31)

Se fossi un artista, dipingerei la mano di Gesù che prende la mano della suocera di Simone.

Una mano maschile, forte e casta, divina e tenera

che prende la mano femminile di questa donna anziana e malata,

e, letteralmente, la fa “risorgere”!

È un gesto che si ritrova con la figlia di Giairo:

Gesù “prese la mano della bambina e le disse:

"Talità kum", che significa: "Fanciulla, io ti dico: àlzati!" (Mc 5,41).

Oppure con il ragazzo epilettico ai piedi del Tabor:

“Gesù lo prese per mano, lo fece alzare – risuscitare - ed egli stette in piedi.” (Mc 9,27)


Gesù ci prende per mano per farci risuscitare…

Ed è quello che avviene oggi.

Oggi, Gesù ci tende la mano

per liberarci dalle nostre febbri, e da tutto ciò che ci impedisce di servire, di amare.

Gesù ci tende la mano… La prenderai?


Quel giorno a Cafarnao, furono in tanti

ad accogliere il dono di guarigione e di liberazione offerto da Gesù.

“Tutta la città era riunita davanti alla porta” ci dice Marco (Mc 1,33).

E Gesù “guarì tutti i malati” scrive Matteo (Mt 8,16),

e spiega: «Egli ha preso le nostre infermità e si è caricato delle malattie” (Mt 8,17).

Avvenne la sera, dopo il tramonto, quando era finito il sabato.

Era quindi l’inizio del primo giorno della settimana,

quel giorno che si chiamerà, che si chiama, “Giorno del Signore”!

Fu una cosa stupenda: “Guarì molti che erano affetti da varie malattie

e scacciò molti demòni” (Mc 1,34)


Questo Gesù che guarisce i nostri malati, non vada via!

Rimanga da noi!

Cambierà la nostra vita in una vita senza malattie, senza problemi!

In effetti, Cafarnao fu una delle città dove avvenne il maggiore numero di miracoli.

A Nazaret, diranno a Gesù:

“Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fallo anche qui, nella tua patria!" (Lc 4,23)

Vi è già a Cafarnao il clima che ci sarà dopo la moltiplicazione dei pani,

quando si vorrà fare di Gesù il re… che risolve tutti i problemi.


Ma cosa fa Gesù, all’alba, quando è ancora buio? Se ne va!

E va a pregare in un luogo deserto.

E, quando lo trovano, accetta di tornare a Cafarnao a fare il guaritore locale,

il taumaturgo che farà ormai la fama di Cafarnao? No!

"Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là;

per questo infatti sono uscito!” (Mc 1,38)

Gesù rigetta Cafarnao? No!

Ha seminato, e ormai il seme può crescere e portare il suo frutto… se lo accolgono!

Gesù ha dato un segno straordinario,

ora è il momento di leggere questo segno, di convertirsi al Vangelo, di mettersi in cammino.

Il segno era un segno di partenza, segno d'inizio di un cammino.


Cafarnao non farà questo cammino, ci dice il Vangelo.

“Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo?

Fino agli inferi precipiterai!

Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te,

oggi essa esisterebbe ancora!” (Mt 11,23)

Fa parte di quelle città che, pur testimoni di tanti miracoli, non si sono convertite,

non si sono messe in cammino.


Volevano appropriarsi di Gesù.

Vedevano in Gesù uno da trattenere per sé, per risolvere i loro problemi.

E Gesù non si è lasciato ingabbiare!


Quante volte Gesù insegnerà che essere suoi discepoli significa camminare!

Perché "le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi,

ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo". (Lc 9,58)

Quante volte Gesù userà il verbo “seguire”!

"Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.” (Mt 16,24)

Fino a dire: “Io sono la Via”… (Gv 14,6).


La vita cristiana è il contrario dell’atteggiamento dell’uomo ricco che dice a se stesso:

“Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni;

ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!” (Lc 12,19)


Il che vuole dire che nella vita cristiana, nella vita monastica,

quello che ci spiazza,

quello che ci impedisce di installarci… è una benedizione!

Perché ci ri-mette in cammino!


Bisogna ascoltare quello che Gesù dice a Pietro e ai suoi compagni oggi:

"Andiamocene altrove, nei villaggi vicini,

perché io predichi anche là; per questo infatti sono uscito!". (Mc 1,38)

Gesù è “uscito” dal Padre per camminare, predicando il Vangelo.

E’ lo stesso per noi: la nostra vita è un “uscire”, per vivere appieno il Vangelo.


Di questo “uscire” e camminare, la seconda lettura ci dà un esempio luminoso.

San Paolo è senza dubbio uno che ha camminato tanto.

Il cammino geografico è palese.

Ma la lettura di oggi, ci fa intravedere un altro cammino:

il cammino che Paolo ha percorso

per diventare come un Giudeo, per guadagnare i Giudei,

per diventare come uno che è senza Legge, per guadagnare i senza Legge,

per diventare come un uomo debole, per guadagnare i deboli…

E così via…(cfr 1Cor 9,19-22).

Un cammino per farsi vicino a tutti.


Ecco il cammino cristiano: un’inventività evangelica

per farsi vicini, con castità e rispetto, a tutti.


Non c’è un Giobbe accanto a te, che grida o, magari, non può più neanche gridare:

“A me sono toccati mesi d'illusione e notti di affanno mi sono state assegnate. Se mi corico dico: "Quando mi alzerò?". La notte si fa lunga e sono stanco di rigirarmi fino all'alba.” (Gb 7,3-4)

Allora, usciremo dal nostro comodo,

usciremo da noi stessi,

per portare il Vangelo che è compassione fattiva, operosa.


Dice Giobbe:

“I miei giorni scorrono più veloci d'una spola, svaniscono senza un filo di speranza.” (Gb 7,6)

Non potremmo noi essere quel filo di speranza

per un Giobbe che soffre accanto a noi ?

Farci vicini ed essere un filo di speranza…


La mia vita, la tua vita può essere quel filo

che ridà luce e solidità alla vita di un altro…


Gesù ci tende la mano, oggi,

perché noi la tendiamo a chi soffre in questo tempo di pandemia.

È in te, in me, che Gesù vuole vivere ancora il Suo “uscire”

per portare, cioè per vivere il Vangelo…

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