Ferie di Natale – giovedì 4 gennaio
1 Gv 3,7-10 – Gv 1,35-42
Dalle energie fossili all’energia solare
Nella mia vita vi è un dramma: il peccato.
Il “peccato”, letteralmente, in greco, significa mancare l’obiettivo:
sono fatto per un obiettivo, una meta,
e non corrispondo più a questa meta.
Sono fatto per l’amore, e vengo meno all’amore.
Sono fatto per Dio, e vivo per me.
Siamo fatti per Dio, e viviamo per noi stessi.
È un dramma, perché nell’oggi ci distrugge, ci distruggiamo gli uni gli altri,
e per il domani ci porta verso l’inferno.
Allora quanto è preziosa l’affermazione di Giovanni nella sua Prima Lettera:
“Il Figlio di Dio si manifestò per distruggere le opere del diavolo.” (1Gv 3,8)
Quindi mi inginocchio davanti al presepe, guardo il bambino, e gli dico:
“Tu sei qui per distruggere le opere del diavolo!”
Questo, con la tua fragilità, la tua infanzia, la tua innocenza,
il tuo essere tutto amore.
È con la fragilità che si distruggono le opere del diavolo. Non con le armi.
Ce lo ricorda Giovanni Battista che presenta Gesù ancora oggi come ”agnello”:
“Ecco l'agnello di Dio!” (Gv 1,36)
Non dice:”Ecco il toro di Dio, ecco il leone di Giuda,
ecco colui che ha la forza del bufalo”, bensì: “Ecco il mite agnello”.
Giovanni ci dice anche come Gesù ci libera dal peccato.
Qui ci vuole docilità intellettuale,
perché non è il modo in cui noi ci aspettiamo di essere liberati.
Come mi libera Gesù? Offrendomi di rinascere.
Si tratta di accogliere, da oggi, la mia vita da Dio.
Sono vivo, difendo la mia vita, nutro la mia vita? Certo!
Ma si tratta di ricevere dall’Alto la mia vita,
di riceverla, nuova, dal Padre.
Solamente questa esistenza nuova è senza peccato.
Mi lascio quindi “rigenerare”.
Lo sforzo non è quello di non peccare, di essere bravi,
di osservare i tanti comandamenti, che comunque rimangono validissimi.
Lo sforzo essenziale è di ricevere dal Padre la mia vera esistenza di figlio.
È come un “germe” in noi, dice Giovanni. (cf 1Gv 3,9)
Un germe che cresce, e, man mano, permea tutta la mia, la nostra, esistenza.
Lo dice Giovanni già nel Prologo:
“A quanti però lo hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio:a quelli che credono nel suo nome,i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo,ma da Dio sono stati generati”. (Gv 1,12-13)
È un’esperienza strana, nuova, spiazzante.
Non sono più io l’autore della mia vita, il che era una illusione.
La mia identità viene ormai dal cuore del Padre.
È come un cambiamento di fonte energetica:
un passare dalle energie fossili che vengono dalla terra,
e sono molto limitate,
all’energia solare che viene dal sole.
È un cambiamento radicale.
Questo è il diventare cristiano.
Concludiamo ascoltando come San Giacomo descrive questo dono dall’Alto:
“Ogni buon regalo e ogni dono perfetto vengono dall'alto
e discendono dal Padre, creatore della luce:
presso di lui non c'è variazione né ombra di cambiamento.
Per sua volontà egli ci ha generati per mezzo della parola di verità,
per essere una primizia delle sue creature". (Gc 1,17-18)
Allora, chiediamo “la sapienza che viene dall'alto”
che “anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole,
piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera.” (Gc 3,17)
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