Mercoledì della IV settimana di Pasqua
Atti 12,24-13,5 - Gv 12,44-50
“Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.”
(Gv 12,46)
Ecco la Parola che Gesù ci rivolge oggi.
Letteralmente sarebbe:
« ἐγὼ φῶς εἰς τὸν κόσμον ἐλήλυθα, ἵνα πᾶς ὁ πιστεύων εἰς ἐμὲ ἐν τῇ σκοτίᾳ μὴ μείνῃ.”
Io, Luce, nel mondo sono venuto, affinché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.
Io, Luce…
Gesù si presenta come Colui che è, in persona, la Luce.
Nel medesimo contesto, che è quello delle tensioni dopo la risurrezione di Lazzaro,
ha appena affermato:
“Mentre avete la luce, credete nella luce, per diventare figli della luce" (Gv 12,36)
In mezzo a noi, Gesù è La Luce!
E quando fondiamo su di Lui la nostra fede, la Luce ci viene data.
La fede illumina la nostra vita.
Chiaro… non si parla qui della luce del sole, della luce che percepiscono i nostri occhi.
Ma della luce di cui abbiamo bisogno per vedere la vita in modo reale, vero, autentico.
E di cui abbiamo bisogno per amare in verità.
È la luce che si riflette negli occhi.
La luce che si manifesta nella coerenza della vita,
in una vita che non inganna, non manipola, non froda… una vita che sempre spera.
“In lui - nel Verbo - era la vita, e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta.” (Gv 1,4-5)
Allora… quando siamo nelle tenebre del dubbio, dello smarrimento,
Gesù si offre con tenerezza per essere la nostra Luce,
perché ritroviamo la via della serenità, della pace.
Quando siamo nelle tenebre dello scoraggiamento,
quando ci sembra che tutto vada di traverso,
che non combiniamo nulla di buono,
Gesù si offre con tenerezza per essere la nostra Luce,
perché ritroviamo la speranza che tanto ci manca.
Quando siamo nelle tenebre del rancore,
quando siamo incapaci di liberarci dalla durezza del cuore contro qualcuno che ci ha feriti,
Gesù si offre con tenerezza per essere la nostra Luce,
perché vediamo gli altri in una luce di compassione e di misericordia.
Quando siamo nelle tenebre dei pensieri negativi,
nel tumulto interiore,
in cui i pensieri si addensano come nuvole nere che non vogliono allontanarsi,
Gesù si offre con tenerezza per essere la nostra Luce,
per disperdere le nuvole e far brillare la luce di Dio
che riporta le cose alle loro giuste proporzioni.
Quando la comunità stessa o la famiglia
si trova presa in una ragnatela di negatività, di depressione, di mormorazione,
Gesù si offre con tenerezza per essere la nostra Luce,
perché ritroviamo la via dell’amore reciproco,
che trasforma il nostro vivere insieme.
“Io sono venuto nel mondo come luce,
perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.”(ibid.)
“Io, Luce, vengo oggi nel mondo,
perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.”
Gesù, Ti presentiamo tutto quello che in noi e tra noi è tenebre,
E riponiamo in Te la nostra fiducia.
Sappiamo che sei Luce perché prendi su di Te le tenebre.
Ti sei fatto tenebre, per essere per noi Luce.
Sei entrato nelle tenebre fitte del peccato, del male, della corruzione,
fino a identificarTi con esse,
e portarvi la luce.
Già lo diceva il Salmo:
“Nemmeno le tenebre per te sono tenebre e la notte è luminosa come il giorno; per te le tenebre sono come luce.” (Sal 139,12)
E dove troviamo Gesù-Luce?
Dove Gesù-Luce si dona a noi?
Gesù Luce si trova là dove Egli ha assunto, più che in ogni altro momento,
le tenebre del mondo:
nel suo essere abbandonato dal Padre, dal Getsemani all’ultimo grido sulla Croce,
nella notte di Dio.
Quando Gesù è abbandonato dal Padre, lasciato solo dal Padre,
cade in un baratro esistenziale senza fondo, che non possiamo immaginare,
ma cade come un frutto maturo che si offre all’umanità.
È nell’abbandono che Gesù ci illumina come non mai.
La vita, il creato, l’esistenza, il dolore, ma pure il peccato, il male in tutte le sue forme,
tutto è illuminato da Gesù abbandonato,
perché Egli prende su di sé il velo di oscurità che copre ogni cosa.
È come il piccolo foro nella porta della Villa del Priorato di Malta, a Roma sull’Avventino,
attraverso il quale si vede Roma.
A distanza da questo foro, non vedi nulla… vedi un muro. Sei nel buio.
Ma se ti avvicini a quel foro e ti abbassi… vedi tutta la città!
Lo stesso, avvicinandoti a Gesù abbandonato, chinandoti,
partecipando pure al suo abbandono,
rinunciando a tutte le tue luci, anche alle ispirazioni divine,
allora vedi…
vedi attraverso questo foro divino.
E trovi un’altra luce.
Una luce che non si conosce, finché non si fa questa esperienza…
Ancora oggi, a noi Gesù proclama:
«Io sono la luce del mondo;
chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». (Gv 8,12)
Chi segue me nella mia passione e nel mio abbandono scoprirà la Luce divina, che è infinitamente umile e bella… Sempre nuova perché è eterna…
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