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22 gennaio 2021 - Badia FiorentinaFr. Antoine-Emmanuel


Venerdì della II Settimana del T.O.- B

Eb 8,6-13 - Mc 3,13-19


In questa settimana di preghiera per l’unità dei cristiani,

possiamo chiederci:

“Perché c'è tanta diversità tra i discepoli di Cristo?

Perché diamo una tale controtestimonianza da secoli?”


Uno risponderà che è frutto di una lunga storia,

con tanti aspetti politici ...ed è vero.

Un altro dirà che è perché non accettiamo

e non valorizziamo la diversità culturale,

che è in realtà una ricchezza per l'intera Chiesa … ed è vero.

Un altro ancora dirà che ciò avviene perché, nel tempo,

si è persa la centralità della Parola … ed è vero,

perché si è perso il senso della gratuità della salvezza... ed è vero,

si è perso l'affidarsi al dono dello Spirito Santo ed è vero.


Ma la ragione fondamentale non è nelle scelte storiche e teologiche,

la ragione fondamentale ce la svela il Vangelo di oggi.

“Simone, al quale Gesù impose il nome di Pietro”, che significa roccia,

Simone, accogliendo la grazia, diverrà roccia;

accogliendo la grazia diverrà una creatura nuova.

Ecco il Vangelo!

Allo stesso modo, Giacomo e Giovanni diverranno “figli del tuono”,

perché metteranno il loro carattere impetuoso

a servizio del fuoco d'amore del Vangelo (cfr Mc 3,16-17).

Il Vangelo è un “diventare”, una trasformazione

in cui divieni chi sei:

“Se uno è in Cristo è una creatura nuova”(2 Cor5, 17),

dirà Saulo, divenuto Paolo.


Il grande ostacolo all'unità è

che tu non sei ancora divenuto chi sei,

che io non sono ancora divenuto chi sono.


Quello che serve l'unità è che tu ed io diventiamo

le creature nuove che siamo,

che viviamo la “metanoia”,

il passare alla vita nuova.

Allora serviamo l'unità,

diventiamo una cosa sola.


Abbiamo spesso dell'unità un'idea quasi meccanica, fisica,

esterna alle persone!

Ma l'unità non è il raggrupparsi e il pensare e fare le stesse cose.

Questo lo fanno le dittature.

L'unità è la trasformazione interiore, tua e mia, nostra,

di tutti noi che entriamo nella vita evangelica,

che entriamo in Cristo.


Perché diventare l'essere nuovo che sono, che siamo

significa fare spazio in me, in noi, agli altri.

L'unità si fa morendo a noi stessi.

Perdendomi, posso accogliere veramente l'altro...

L'unità non è un processo meccanico, esteriore, frutto dei buoni propositi,

è una trasformazione interiore, che ci fa scendere nell'unità.

La salita verso l’unità si percorre scendendo!

Ti trovo, perdendomi.

Mi trovi, perdendoti.

La guerra è la resistenza assoluta a questo perdersi,

è il rifiuto della Croce.

L'unità è lo spogliamento di sé che ci fa diventare noi stessi,

perché diventiamo uomini e donne di comunione.

È questo un cammino, un lungo cammino, di conversione,

un esodo, un uscire dalla schiavitù dell'ego onnipotente

per la Terra Promessa che è l'altro.


E per questo esodo abbiamo anche noi la manna,

il pane della vita, il Pane dell'amore, che è l'Eucarestia (Gv 6,31-35).

L'Eucarestia è il pane, stracolmo, traboccante di amore,

pane sostanziale, essenziale

per diventare chi siamo

per diventare Gesù Crocifisso, abbandonato e risorto,

per diventare UNA COSA SOLA,

per diventare in Lui una cosa sola (Gv 17,21).

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