Mercoledì della Prima Settimana di Quaresima B
Gn 3,1-10 – Lc 11,29-32
Beatificare quello che ci umilia
Il vangelo odierno ci parla di una regina pagana
che riconobbe con lealtà la sapienza del re d’Israele, Salomone.
Ci parla pure di un’intera città pagana che si convertì,
quando udì la predicazione del profeta di Israele.
Ecco i due esempi, i due modelli, che Gesù ci dà!
I pagani sono modelli di lealtà e di conversione.
Al contrario i più religiosi in Israele non riconoscono
la sapienza divina nella persona di Gesù,
né si convertono al suo Vangelo.
Sembra che la religione abbia reso il loro cuore duro, rigido, chiuso.
Isaia parla di un cuore che diventa “grasso”.
“Hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non odono.”
(cfr. Mt 13,14-15; Is 6,9-10)
C’è un sapere religioso e una pratica religiosa che hanno un effetto perverso:
rendono il cuore duro e chiuso.
La consapevolezza di questo rischio ci spinge ad un atteggiamento essenziale:
coltivare la vulnerabilità nei confronti di Dio e nei confronti degli altri.
Coltivare quello che evita che il nostro cuore diventi religiosamente “grasso”.
Coltivare la vulnerabilità, come si coltiva una pianticella,
e, in questo, Dio sarà sempre il nostro grande complice!
Ciascuno di noi potrebbe fare, durante questa Quaresima,
un “processo di beatificazione”:
beatificare quello che ci umilia, ma non ci distrugge,
la spina nella carne di cui parla San Paolo (2Cor 12,7) ;
beatificare quello che ci ricorda la nostra fragilità,
il nostro bisogno di Dio e degli altri;
beatificare quello che ci rende umani, semplici, raggiungibili,
amici dei poveri e dei più grandi peccatori.
Facciamo questo “processo di beatificazione” della nostra vulnerabilità
e rendiamo grazie!
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