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1 dicembre 2024 Badia Fiorentina Fr. Charles-Marie

Immagine del redattore: Badia FiorentinaBadia Fiorentina

Aggiornamento: 22 dic 2024



I Domenica di Avvento - C

Ger 33,14-16; 1Ts 3,12-4,2; Lc 21,25-28.34-36


Tempo fa ho visto un film sulla gravidanza fatto a partire da immagini reali all'interno del grembo. Il punto di vista, se così si può dire, era quindi quello del bimbo.

Lo sviluppo di questo piccolo corpo era di una bellezza incredibile: una successione di miracoli!

Ad un certo momento, quando il cervello è cresciuto sufficientemente, appaiono i movimenti delle braccia e delle gambe. All'inizio sono movimenti confusi, ma presto diventano gesti pieni di grazia, come una danza.

Il bimbo prende possesso del suo mondo, sta molto bene, balla, gioca in quello spazio che per lui è quasi senza limite, vista la sua piccolezza.

Però, man mano, il suo mondo diventa sempre più stretto, fino ad essere quasi una prigione, quasi un sepolcro che impedisce sempre di più la libertà dei movimenti.

In realtà non è lo spazio che si riduce, è lui che cresce, ma non lo sa.

Per il bimbo inizia un tempo di crisi. Si rovescia, si sente rinchiuso, e poi, ad un tratto arrivano i primi segni di una catastrofe.

Il suo mondo è sconvolto, il dolore si abbatte sul bimbo.

Sembra la fine, e lo è in effetti: è la fine del suo mondo. Come una morte...

In realtà inizia la sua nascita.


Ecco, fratelli e sorelle, avete capito benissimo il paragone.

Quello che è successo al nostro piccolo mondo intrauterino, deve accadere anche per il nostro mondo attuale. Perché siamo chiamati ad una nascita in Dio, cioè alla risurrezione. Questo tempo è solo una gestazione in vista dell'eternità.

Ora viviamo in questo mondo come in un grembo che ci nutre, ma che molto spesso è troppo stretto, e in cui troviamo il dolore. Gesù ci dice che si tratta delle doglie di un parto. Questo piccolo mondo deve scomparire, il sole e le stelle devono lasciare il posto a un'altra luce.


Ora il nemico di un parto non è il dolore, è l'attaccamento al nostro piccolo mondo che passa. Il nemico del parto non è la perdita, ma il non aprirsi alla novità di Dio.

Più siamo attaccati alla figura di questo mondo che passa, più ci sarà angoscia per noi al momento della salvezza. Perché la salvezza è trasformazione, nuova nascita.

Invece per chi ha capito che si tratta di un parto non c'è soltanto angoscia.

Chi ha la fede si prepara ad un incontro.

Nascere è sempre incontrare chi ci ama, chi ci aspetta fin dal primo istante.

È scoprire, alla fine, il volto della nostra origine, del nostro Padre.


Alla fine dell'Avvento celebreremo la nascita di Dio nel nostro mondo, ma all'inizio dell'Avvento possiamo già capire la vera intenzione di Dio:

Dio nasce nel nostro mondo perché noi, a nostra volta, possiamo rinascere in Lui.

Quindi, fratelli e sorelle, quando qualcosa sembra la fine,

guardiamo cosa inizia, alla luce di Dio.

Amen 













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