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19 marzo 2024 Badia Fiorentina Fr. Antoine-Emmanuel



Solennità di San Giuseppe

2Sam 7,4..16 – Rm 4,13..22 - Mt 1,16..24


Giuseppe, nella vita terrena, ebbe due grandi amori


San Giuseppe, nella sua vita terrena, ebbe due grandi amori.

Il primo fu Maria.

La ricevette come un dono

perché fosse per lui non la moglie a cui unirsi col corpo, ma la sposa.

Chissà se l’amore non espresso con l’unione dei corpi

non cresca smisuratamente nel cuore?


Questo amore fu crocifisso, quando Giuseppe scoprì che Maria era incinta.

Egli non ebbe la semplicità di chiedere spiegazioni a Maria,

e non seppe scegliere altro che un divorzio discreto.

Fu l’Angelo di Dio a liberarlo da questa sorta di discesa agli inferi,

e Giuseppe ricevette di nuovo Maria come dono incomparabile dal Dio di Israele,

di cui Ella portava il Figlio in grembo.


Il suo amore per Maria ne fu purificato e divenne immenso.

Eppure non era “sua” a modo nostro.

Sapeva che era la tutta pura.

Amore e castità in lui si arricchirono in modo scambievole, per pura grazia.


L’altro amore, che divenne il primo amore, fu Gesù.

Il neonato Gesù, il bambino Gesù, l’adolescente Gesù.

Era suo figlio e non era suo figlio.

Giuseppe gli faceva da padre, ma sapeva che era figlio del Padre celeste.

A causa di Gesù, divenne pellegrino sulle vie della Terra Santa,

e fin sulle strade d’Egitto.

Fu esiliato, rifugiato, uno dei tantissimi migranti di ieri e di oggi.

Per Lui perse e terra e casa e lavoro.

Per Lui conobbe l’angoscia della notte, la persecuzione,

e imparò l’ubbidienza immediata all’Angelo di Dio.


E quanto l’amò, quel figliolo!

Gli insegnò il mestiere di carpentiere, perché potesse ricostruire il mondo.

E quanto imparò da suo figlio,fin dal giorno in cui, dodicenne, disse che doveva occuparsi delle cose del Padre suo (cfr. Lc 2,49).

Fu una spada nel cuore di Giuseppe.

E che meraviglia vederlo poi ubbidiente ai genitori

nel quotidiano vivere di Nazareth! (cfr. Lc 2,51-52)


Giuseppe quaggiù ebbe due grandi amori,

così grandi che doveva scomparire per lasciare che l’uno insieme all’altro,

operassero la Redenzione del mondo.

Si lasciò ritirare dalla scena visibile del mondo,

per diventare per noi tutti ombra protettrice in nome del Padre celeste.

La sorgente dell’amore in lui è ora senza misura,

e non cessa, da 20 secoli ormai,di elargire benevolenza cura e premura al Corpo di Cristo che è la Chiesa;

Corpo partorito nel mondo dalla sposa Maria.


Giuseppe non ha smesso di operare.

Moltiplica oggi le sue premure, perché viviamo come lui di Gesù e di Maria.

E nell’ora della morte, non mancherà all’appuntamento,

perché la nostra morte sia una buona morte,

cioè un nascere alla Vita eterna,

perché anche noi dal cielo moltiplichiamo, domani, le nostre premure

per chi starà ancora sulla terra,

perché Gesù cresca nel mondo attraverso l’opera di Maria.















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