I Domenica di Quaresima
Gen 9,8-15 – 1Pt 3,18-22 – Mc 1,12-15
Capita che lo Spirito Santo ci spinga nel deserto
I primi capitoli del Libro della Genesi sono preziosissimi,
perché ci danno le basi fondamentali
per comprendere la creazione, il dono della libertà,
e il rifiuto della libertà che è il peccato.
Poi, giunti al capitolo sesto della Genesi,
capiamo che il peccato ha delle conseguenze drammatiche.
Il “no” a Dio, la sfiducia nei confronti della Parola di Dio
hanno come conseguenza la distruzione di tutto ciò che esiste sulla terra, la morte.
Vi è però la vicenda di Noè che brilla come una scintilla di speranza.
L’integrità di Noè, la sua fedeltà a Dio, furono come una barca
che gli permise di attraversare le acque della morte.
In seguito, dopo il diluvio, vi è una grande svolta,
si manifesta una misericordia immensa.
Il Signore annuncia che, anche se il peccato dovesse moltiplicarsi di nuovo,
non ci sarà più il diluvio;
il che vuol dire che Dio prenderà su di sé
una grandissima parte delle conseguenze del peccato.
E' un passo decisivo che già annuncia il dono che sarà fatto in Gesù,
che prenderà definitivamente su di sé il peccato e la stessa morte.
La Lettera di Pietro che abbiamo ascoltato oggi
ci ricorda che questo dono di Gesù ci viene elargito attraverso il battesimo,
che ci libera dall’onnipotenza del peccato e della morte,
e ci restituisce la libertà.
È un dono immenso…
Ma c'è il rischio di abituarsi, di dimenticare, di addormentarsi.
Il mondo ha un potere di seduzione e di ipnosi incredibile… e crescente.
Una capacità di inebriarci… con tanti mezzi.
La Quaresima è come un grande squillo di tromba per svegliarci,
per riscoprire il dono di Dio!
La pagina evangelica che, credo, dice al meglio il senso della Quaresima,
è quella che abbiamo ascoltato oggi.
Gesù ha circa trenta anni.
Un discernimento spirituale lo porta a decidere di lasciare Nazaret,
e ad iniziare la sua missione pubblica con un gesto:
scendere con i peccatori nell’acqua del battesimo di Giovanni.
E, in quel momento, scende sulla sua umanità
un'effusione permanente dello Spirito Santo.
Qual è il primo effetto del dono dello Spirito Santo?
Lo spinge a salire a Gerusalemme per lodare Dio Padre nel Tempio? No.
Lo spinge ad andare a predicare per le strade della Giudea o della Galilea? No.
Gli fa compiere subito dei miracoli? No.
Il primo effetto di questo dono dello Spirito Santo
è, letteralmente, di “gettarlo” nel deserto.
Sarà stata una spinta interiore fortissima
verso la zona arida, rocciosa, pericolosa che è il deserto di Giuda.
Gesù lascia Giovanni Battista,
Gesù lascia la cerchia dei discepoli di Giovanni,
lascia tutti…
e parte da solo per il deserto, senza portare niente da mangiare.
Matteo descrive così questa partenza:
“Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto,
per essere tentato, provato, testato dal diavolo.” (cfr. Mt 4,1)
La prova non fu dunque un incidente di percorso.
Lo Spirito Santo spinge Gesù nel deserto, affinché faccia l’esperienza della prova.
Bisognava che Gesù facesse un'esperienza fondamentale:
essere provato, essere tentato
ed essere forte di una forza divina silenziosa.
Il profeta Geremia, nel capitolo secondo del suo Libro,
racconta come Israele dovette attraversare il deserto
per fare l’esperienza di essere un popolo preziosissimo per Dio,
sacro a Dio,
un popolo protetto da Dio, custodito da Dio. (cfr. Ger. 2,2-3)
Vi è un’esperienza di Dio che si fa solo nella prova.
Vi è una conoscenza di Dio che si sperimenta solo nella prova.
Il Libro del Deuteronomio, per dire il senso del cammino di Israele nel deserto,
usa i termini della pedagogia:
“Riconosci dunque in cuor tuo che,
come un uomo ammonisce, istruisce, corregge il figlio,
così il Signore, tuo Dio, ammonisce, istruisce, corregge te.” (cfr. Dt 8,5)
Vi è qualcosa che si impara solo nella prova.
“Perciò, ecco, io la sedurrò, la condurrò nel deserto
e parlerò al suo cuore.” (Os 2,16)
*
Possiamo quindi ricordarci di questo:
capita che lo Spirito Santo ci spinga nel deserto,
ci spinga in una situazione in cui il diavolo ci tenterà, ci metterà alla prova.
Avvenne per San Paolo, per San Benedetto, come per tanti santi.
Sembra in quei momenti che Dio ci abbia abbandonati,
ma è vero il contrario:
Dio vuole rivelarsi a noi in un modo più profondo, più intenso.
Questo è la Quaresima!
Attraverso la Chiesa, lo Spirito Santo ci spinge nel deserto
in vista di una nuova e più profonda conoscenza di Dio.
Occorre quindi ascoltare lo Spirito Santo
per discernere in quale modo Egli ci voglia portare nel deserto quest’anno.
Qual è la forma di spogliamento che, quest’anno,
ci porterà di più nel cuore di Dio?
Quale forma di deserto, di ascesi ci permetterà
di ritrovare la forza vitale del nostro battesimo?
Qual è la forma di digiuno, di carità, di preghiera
che ci aiuterà a riscoprire la libertà che Gesù ci dona?
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