Sabato della XXIV sett del T.O.
1 Cor 15,35..49 – Lc 8,4-15
Qual è il “cuore bello e buono”?
“Quello sul terreno buono
sono coloro che dopo aver ascoltato la parola con cuore integro e buono
la custodiscono e producono frutto con perseveranza.” (Lc 8,15)
Il testo greco parla letteralmente di “ritenere” la Parola.
Gesù ci chiama, ci invita, a ritenere la Parola,
a non perdere la Parola che viene seminata in noi.
Se Matteo usa il verbo comprendere,
se Marco usa il verbo accogliere,
Luca invece usa il verbo ritenere.
È come una chiamata alla vigilanza
per proteggere il seme ricevuto contro tre pericoli:
il pericolo del diavolo, che viene a rubare il dono della Parola,
il pericolo della superficialità, che impedisce alla Parola di portare tutto il suo frutto,
e infine il pericolo delle preoccupazioni, della ricchezza, dei piaceri.
Si tratta di vigilare sul nostro cuore
perché cresca la pianticella della Parola.
Pensate all’attenzione del Piccolo Principe per la sua rosa!
È lo stesso per noi… ma il pianeta è il nostro cuore.
Vegliamo sulla nostra rosa, sulla pianticella che cresce in noi!
Con la consapevolezza che il seme della Parola ha la capacità di fruttare cento volte,
cioè una capacità immensa di trasformare la nostra vita e quella degli altri.
E si produrrà frutto “con perseveranza”, ci dice anche Gesù.
Bisogna perseverare!
Ci vuol tempo, ci vogliono anni di esercizio all'ascolto vero e fecondo della Parola.
Allora, man mano, ci si rende conto che la Parola davvero
è fatta per il nostro cuore,
e il nostro cuore per la Parola.
Comincia una ricerca vicendevole, come nel Cantico dei Cantici,
tra la Parola e il nostro cuore.
Qual è il “cuore bello e buono”,
come dice letteralmente il Vangelo,
nel quale la Parola porta frutto?
È il cuore che si lascia fecondare dalla Parola!
Da noi stessi non abbiamo un cuore così bello e buono,
ma appena la Parola comincia la sua opera in noi,
il cuore diviene davvero bello e buono.
Quindi siamo attenti a vegliare sul dono della Parola, a ritenerLa,
perché la Parola porti tutto il suo frutto
Ci può aiutare, ad esempio, la bella tradizione dei focolarini
che scelgono di vivere, di mettere in pratica una parola, un versetto, per ogni mese.
Oppure un'altra possibilità molto bella è di fare il lunedì
la Lectio Divina sul Vangelo della domenica seguente,
e di ritenere un versetto, cercando di viverlo concretamente durante tutta la settimana.
Così la Parola porterà il suo frutto…
Facciamo un esempio.
Oggi la Prima Lettura ci parla del corpo glorioso
che riceveremo per pura grazia nella resurrezione.
Un corpo del tutto nuovo, del tutto “altro”,
segnato da incorruttibilità, da gloria, da potenza: un corpo spirituale (1Cor,15,44).
Un corpo così “altro” che non lo possiamo neppure immaginare:
è troppo per la nostra comprensione.
Un giorno Gesù disse ad una Mistica Toscana:
“Il Paradiso, se te lo facessi vedere appieno, ne moriresti d'amore!”
Non possiamo veramente immaginare la bellezza del corpo spirituale,
del nostro corpo glorioso.
Ma che luce splendida sull’orizzonte della nostra vita quotidiana!
Se già l'incontro con l'altro quaggiù col nostro corpo, nella nostra corporeità,
può essere bello attraverso lo scambio di sguardi, la presenza, una carezza e così via… quanto più bello sarà l'incontro vicendevole in Paradiso!
Ecco la nostra speranza!
Se noi riteniamo questa parola di San Paolo, essa ci aprirà a un futuro bellissimo!
Se noi abbiamo portato l'immagine dell'uomo di terra, se noi siamo stati riflessi di Adamo, saremo riflessi dell'Uomo Celeste, riflessi di Gesù Cristo Risorto! (cfr 1Cor 15,47-49)
Riteniamo questa parola!
Lasciamo che essa porti in noi il frutto della speranza
che trasfigurerà il nostro quotidiano.
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