XXIX Domenica del T.O.
Is 53,10-11 – Eb 4,14-16 – Mc 10,35-45
Ossessionati dal potere
"Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra" (Mc 10,37)
chiedono insieme Giacomo e Giovanni.
Non lo chiede Giuda.
Lo chiedono due apostoli molto vicini al cuore di Gesù,
due apostoli che Gesù porterà con sé per la risurrezione della figlia di Giairo,
per la trasfigurazione, e al Getsemani.
Cosa chiedono?
Essere uno alla destra e uno alla sinistra di Gesù.
Questo non è soltanto un'onorificenza:
significa condividere il potere regale di Gesù.
Vogliono essere entrambi i “primi ministri” di Gesù.
Ricordiamoci che, poco prima, Gesù ha promesso il centuplo
“in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi” (Mc 10,30).
Ha promesso una vera sovrabbondanza!
E Giacomo e Giovanni vogliono essere i “primi ministri” di questo regno,
vogliono avere il potere di fare, con Gesù, tanto bene alla gente,
di elargire, con Gesù, tanti doni.
Non cercano un potere disonesto, non cercano un potere corrotto.
Vogliono il potere per far entrare la gente nel Regno,
così che tutti abbiano il centuplo.
Saranno come Giuseppe, primo ministro del Faraone,
che dava a tutti da mangiare in tempo di carestia.
E se la gente li onorerà, potranno fare ancora più del bene.
In altri termini, saranno i primi ministri in una Chiesa potente, ammirata,
che rende la vita bella e felice,
che libera la gente da tante oppressioni.
Come risponde Gesù?
"Voi non sapete quello che chiedete." (Mc 10,38)
Innanzitutto perché il “centuplo” non è fatto di ricchezze e di potere secondo il mondo.
Il centuplo è un dono cento volte più grande
di mille case, fratelli, sorelle, madri, figli e campi:
è il Regno di Dio, il Regno dell’Amore divino!
Poi perché condividere il potere di Gesù,
il Suo potere regalo, divino,
significa condividere la Sua Passione, la Sua sofferenza,
il Suo essere abbandonato da tutti e dal Padre, e la Sua stessa morte.
Si tratta di bere al Suo calice, e di essere immersi nel Battesimo della Sua morte. (ibid.)
Infine Gesù ci fa un grande regalo:
ci descrive lo stile della Sua comunità, della Sua Chiesa.
Lo fa per differenza rispetto ai poteri mondani:
coloro che sembrano dirigere le nazioni
- “sembrano”, perché solo Dio ha in mano la storia -
signoreggiano su di esse.
E i “grandi”, i principi, esercitano l’autorità dall’alto su di esse. (cfr. Mc 10,42)
E questo è quello che la Chiesa NON è.
Essere i “signori” delle nazioni,
esercitare un’autorità che sovrasta, che opprime, che sta sopra la gente,
non è cristiano, non è ecclesiale.
“Ma, se voglio fare del bene alle persone, bisogna che io abbia potere su di loro!”
No! Questa è una trappola.
“Se si vogliono condurre le persone alla vita eterna,
bisogna esercitare su di loro un’autorità superiore!”
No! Questo è demoniaco.
Vuoi essere grande, vuoi fare del bene alla gente? Sii servo!
Vuoi essere il primo, il capo della comunità,
per portare tutti alla salvezza? Sii schiavo di tutti! (cfr. Mc 10,43-44)
E essere “schiavo” vuol dire appartenere a tutti.
Sii come Gesù, che “non è venuto per farsi servire,
ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti" (Mc 10,45)
Riflettete un attimo:
Gesù, per offrire la salvezza eterna a tutti ha, per prima cosa, preso il potere? No!
Si è fatto onorare dalla gente per poter poi elargire a tutti la salvezza? No!
Quando Papa Francesco venne nel Duomo di Firenze nel 2015
per il Convegno nazionale della Chiesa italiana, disse:
“Non dobbiamo essere ossessionati dal “potere”,
anche quando questo prende il volto di un potere utile e funzionale
all’immagine sociale della Chiesa.”
L’ossessione per il potere è il tumore della Chiesa, dei pastori, dei superiori religiosi,
dei laici con responsabilità… e di tutti coloro che sognano una Chiesa potente.
Tumore maligno perché è “a fin di bene”!
E il dramma è che questo ha funzionato!
La Chiesa ha avuto potere,
I sacerdoti hanno avuto potere ed onore, e così via…
Questo potere non ha impedito alla Chiesa di servire il bene delle anime in modo splendido,
ma ci sono state - e ci sono – pure delle metastasi terribili nel suo corpo.
Basta leggere lo studio sulla pedofilia, cioè la pedo-criminalità nella Chiesa di Francia.
Vi si legge che circa 3000 sacerdoti o religiosi hanno commesso abusi sessuali
su dei minorenni tra il 1950 e il 2020.
Avendo interrogato 28.000 persone,
123 tra loro hanno detto di esser state abusate in un contesto ecclesiale,
il che porta ad affermare che 216.000 adulti francesi sono stati vittime di sacerdoti o religiosi,
una cifra che sale 330.000 se si conta pure chi è stato abusato da laici nel contesto ecclesiale.
E sono stati coperti tantissimi casi attraverso una “fraternità” sacerdotale morbosa,
con il pretesto di non creare scandalo,
di proteggere la reputazione della Chiesa.
Sempre l’ossessione per il potere e per l’onore…
Eppure Gesù è stato chiaro:
« ouk outos de estin en umin ».
“Non è così tra voi.”
“Ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore” …(Mc 10,43)
Allora dobbiamo fare immensi sforzi
per corrispondere a questo ideale di servizio, di dono di sé? No!
Non ci riusciremo mai!
Non si tratta di un ideale, è il DONO di Gesù.
Bisogna ripartire da Gesù, che si è “addossato” le nostre iniquità,
come abbiamo sentito nella Prima Lettura. (cfr. Is 53,11)
Finché non consegneremo a Gesù il peso di tutti i mali che gravano su di noi,
faremo solo chiacchere, e il male sarà sempre vincitore.
“Infatti non abbiamo un sommo sacerdote
che non sappia prendere parte alle nostre debolezze:
egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato.
Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia
per ricevere misericordia e trovare grazia,
così da essere aiutati al momento opportuno.” (Eb 4,15-16)
Se rimettiamo a Gesù tutto il peso del male,
se ci accostiamo “con piena fiducia al trono della grazia”,
allora comincerà a diffondersi tra noi una linfa nuova,
un nuovo modo di vivere la Chiesa,
non più ossessionato dal potere, bensì appassionato all’amore reciproco.
Come fare oggi?
La risposta fondamentale che ci dà Papa Francesco è “ascoltare”.
Il messaggio della CEI per l’inizio del cammino sinodale italiano recita:
“L’ascolto non è una semplice tecnica per rendere più efficace l’annuncio;
l’ascolto è esso stesso annuncio,
perché trasmette all’altro un messaggio balsamico:
“Tu per me sei importante, meriti il mio tempo e la mia attenzione,
sei portatore di esperienze e idee che mi provocano e mi aiutano a crescere”.
Ascolto della Parola di Dio e ascolto dei fratelli e delle sorelle vanno di pari passo.”
E ascoltare, camminando insieme…
Perché “davanti a ciascuno stanno soglie che si possono varcare solo insieme
perché le nostre vite sono legate e la promessa di Dio è per tutti, nessuno escluso.”
(CEI, Lettera alle donne e agli uomini di buona volontà)
Che dono immenso mettersi insieme in cammino per un'avventura sinodale!
Ma a patto di ripartire dal dono di Gesù Crocifisso
che ha preso su di sé ogni nostra iniquità.
“È tempo di sottoporre con decisione al discernimento comunitario
l’assetto della nostra pastorale,
lasciando da parte le tentazioni conservative e restauratrici
e, nello spirito della viva tradizione ecclesiale
– tutt’altra cosa dagli allestimenti museali –
affrontare con decisione il tema della “riforma”,
cioè del recupero di una “forma” più evangelica.”
(Messaggio CEI)
Una “riforma” per vivere il Vangelo che non è un ideale:
è Gesù morto per noi, che ci libera dal male,
e ci dona di diventare servi gli uni degli altri.
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