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17 febbraio 2021 - Badia Fiorentina Fr. Antoine-Emmanuel


Mercoledì delle Ceneri

Gl 2,12-18 - 2 Cor 5,20-6,2 – Mt 6,1..18


La liturgia del mercoledì delle Ceneri, quest’anno, avrà qualcosa di particolare.

Per la necessaria precauzione sanitaria,

il sacerdote non potrà dire a ciascuno:

“Convertitevi e credete al Vangelo!”

Lo dirà soltanto una volta, per tutti.


Vorrei soffermarmi con voi su questo particolare, con attenzione.

La chiamata alla conversione ne risulta sottolineata, quest’anno,

come chiamata comunitaria.

Ed è bello, è significativo!

Insieme prendiamo la via della conversione.


È d'altronde quello che il Profeta Gioele ci ha chiesto:

“Convocate una riunione sacra. Radunate il popolo, indite un'assemblea solenne…” (Gl 2,15-16)

È a noi come popolo che viene rivolta questa chiamata:

“Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore, vostro Dio!” (2,13)

Perché? “Perché Dio è misericordioso e pietoso.”


Siete d’accordo ad incamminarci in una conversione comunitaria?


Quale ne sarà la via?

Ci risponde la Scrittura, la Parola di Dio ricevuta oggi.


Ma, prima, vorrei attirare la vostra attenzione su un aspetto importante.

La Scrittura è legata ad un contesto culturale, ad un’epoca.

Tale contesto, sia per il Primo Testamento, sia per il Nuovo Testamento,

è quello di una cultura che riconosce l'esistenza di Dio,

che ha il senso del divino.

Si poteva, sì, vivere, comportarsi, come se Dio non ci fosse,

ma si aveva la chiara consapevolezza dell'esistenza del mondo divino.


Oggi siamo, almeno in Occidente, in una cultura che ha eliminato Dio.

Si pensa senza Dio.

Anzi, anche nella Chiesa c’è chi è convinto che il pensiero senza Dio sia più adulto.

E si è sviluppata una teologia senza fede o un’esegesi senza fede.


Una conseguenza del pensiero senza Dio

è la perdita dell’incanto del creato.

Si è persa la gioia di riconoscere nel creato un dono di Dio,

anche nella bellezza di un fiocco di neve o di un raggio di sole.

Tutto diviene oggetto di studio o di consumo,

invece di essere, innanzitutto, dono di Dio che porta allo stupore e alla condivisione.


La prima conversione, quella fondamentale,

è di ritrovare il senso di Dio.

O, meglio, di giungere ad un nuovo senso di Dio.

Perché lo sviluppo del pensiero ateo ha portato il Signore

a rivelare come non mai la Sua Misericordia.

Siamo capaci oggi di un incanto nuovo

in cui si riconosce la presenza di Dio, la Misericordia di Dio

anche nelle pieghe più oscure della storia.


E la Scrittura appare più che mai come un faro di luce

nel buio del pensiero ateo dominante.

*


Come ritrovare o trovare insieme questo senso di Dio

che porta all’amore?


Il Vangelo ci risponde con le tre raccomandazioni di Gesù,

ossia il digiuno, la preghiera e l’elemosina.

Sono, dice Papa Francesco, “le condizioni e l’espressione della nostra conversione”.

La via della povertà e della privazione (il digiuno),

lo sguardo e i gesti d’amore per l’uomo ferito (l’elemosina)

e il dialogo filiale con il Padre (la preghiera)

ci permettono di incarnare una fede sincera, una speranza viva e una carità operosa.”


Fermiamoci su queste tre raccomandazioni,

partendo dalla realtà contemporanea.


Siamo in una civiltà dell’eccesso, della sovrabbondanza.

Eccesso di informazione, vera o falsa,

eccesso di dati, di rumori, di immagini, di cibo, di sesso, di consumo.

Eccesso scandaloso, quando si vede quanta povertà c’è sulla terra…

Tutto ciò avvelena, corrompe la nostra coscienza,

offusca la nostra capacità di sentire Dio, di riconoscere Dio.

Un grande aiuto ci verrà quindi dallo scegliere delle privazioni molto concrete.


Possiamo chiedere a noi stessi:

“Hai veramente bisogno di avere sempre il telefonino in tasca?

Hai veramente bisogno di leggere subito ogni messaggio che arriva?

Hai veramente bisogno di tanto cibo, tanti vestiti, tanti soldi?”


“Digiunare, dice Papa Francesco, vuol dire liberare la nostra esistenza da quanto la ingombra,

anche dalla saturazione di informazioni – vere o false – e prodotti di consumo,

per aprire le porte del nostro cuore a Colui che viene a noi povero di tutto,

ma «pieno di grazia e di verità» (Gv 1,14): il Figlio del Dio Salvatore.”


*


Siamo inoltre in una civiltà dell’agitazione, dello stress, dell’impazienza…

Anche chi è in pensione può essere sovraccaricato di impegni.

E non c’è il tempo per pregare… non c’è!


Possiamo chiedere a noi stessi:

“Potrei dedicare più tempo alla preghiera nell'arco della giornata?

Della settimana?

Chiudendo per bene la “porta” delle preoccupazioni, delle notizie, delle urgenze,

per presentare il mondo a Dio.

Per benedire il mondo.

Per lottare con la preghiera contro l’aggressione delle forze del male.”


In una parola: “Dio è accessorio nella tua vita

oppure è il tutto della tua vita?”


Siamo, infine, in una civiltà dell’individualismo.

Il grande re che serviamo è l’io.

Tutto ruota attorno all’io!

Al mio star bene, alla mia salute, ai miei interessi…

Il che porta ad una perdita del senso dell’educazione dei figli.

Si educa al regno dell’io!

Basti vedere come siamo portati a cambiare canale,

appena sentiamo qualcosa che non corrisponde al nostro pensiero.

È divenuto difficilissimo ascoltare chi la pensa diversamente,

e si vive in tanti ghetti di pensiero…


Potremmo chiedere a noi stessi:

“Potrei fare dei passi per uscire dall’individualismo?

Per pensare-con,

per vivere-con,

per ricevere dagli altri,

per dare agli altri?”


Riprendendo uno dei paragrafi più belli dell’enciclica Fratelli Tutti,

il Papa ci dice oggi:

“Stiamo più attenti a «dire parole di incoraggiamento, che confortano, che danno forza,

che consolano, che stimolano,

invece di parole che umiliano, che rattristano, che irritano, che disprezzano» (n. 223).

A volte, per dare speranza,

basta essere «una persona gentile, che mette da parte le sue preoccupazioni e le sue urgenze

per prestare attenzione, per regalare un sorriso, per dire una parola di stimolo,

per rendere possibile uno spazio di ascolto in mezzo a tanta indifferenza» (n. 224).


*


Carissimi, ecco alcune vie per la nostra conversione comunitaria.

Ricordandoci che è “ora il momento favorevole”,

è “ora il giorno della salvezza!” (cfr 2 Cor 6,2)


Pensiamo a questa meta:

ritrovare il senso di Dio.

Anzi ritrovare il Cuore di Dio, il Cuore del Padre.

Cercare di sentire il Cuore del Padre,

di percepire i suoi “sentimenti”…


Ci basti un esempio:

nel 2020, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità,

1,8 milioni di persone sono morte di covid-19,

cioè un po’ più delle vittime dell’Aids (1,7 milioni).

Due volte di più sono i morti di tumore (8,7 milioni).

Quattro volte di più sono i morti di infarto (17,9 milioni).

E venti volte di più i morti di aborto, ossia 42,6 milioni.


Chiediamoci: “Cosa può abitare il cuore del Padre che dà la vita

dinanzi a 42,6 milioni di aborti in un anno…

dinanzi ad ogni aborto…?”

E, soprattutto, preghiamo su questo...


E l’aborto non è la sola realtà che affligge il cuore del Padre…


Bisogna sentire il Cuore del Padre.

Bisogna convertirci da quello che nella nostra vita addolora il Cuore del Padre.

Bisogna consolare il Cuore del Padre, vivendo di Gesù,

offrendo al Padre una vita, la nostra,

tutta innestata sul Suo Figlio Gesù!


Questa Quaresima ci aiuti a ritrovare il Cuore di Dio…

Ci aiuterà San Giuseppe.

Basti pensare alla sua partenza per l’Egitto in piena notte.

Ecco l’uomo che ascolta il cuore di Dio e si schiera con il Padre

per prendersi cura della vita, della vita più fragile…

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