II Domenica di Pasqua
Domenica della divina Misericordia
At 2, 42-47 – 1 Pt 1, 3-9 – Gv 20, 19-31
Questa è davvero una pagina di Vangelo essenziale!
“A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati;
a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati".» (Gv 20,23)
Ci sono due aspetti in questo versetto:
un aspetto immediato è che gli apostoli hanno ed avranno la missione
di dare il perdono dei peccati a Nome del Signore.
Ma c'è un altro aspetto che è fondamentale.
Queste parole di Gesù ci dicono innanzitutto
che ora vi è una fonte di perdono aperta per noi:
è il Mistero Pasquale.
Una fonte di Misericordia è aperta,
una fonte capace di estinguere la violenza
che minaccia sempre di devastare l'umanità.
In che modo l'umanità ha affrontato la violenza nel corso dei secoli?
In che modo l'umanità esorcizza la violenza?
Secondo il filosofo René Girard, grazie ad un capro espiatorio.
Una società nel caos ritrova la sua solidarietà e torna alla pace
additando un colpevole,
a priori un essere fragile e che di fatto ha una parte di colpa,
che è messo a morte.
Questo colpevole diventa per sempre “il colpevole” di tutti i mali
e quasi il sacro “salvatore” del popolo e della sua unità.
È un meccanismo sociale che funziona,
ma che si basa su una menzogna e deve essere costantemente rinnovato.
Caifa confessa a suo modo questo meccanismo:
"Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi
che un solo uomo muoia per il popolo,
e non vada in rovina la nazione intera!"» (Gv 11, 49-50)
Giovanni dice che questo discorso era una profezia.
E' vero che un uomo doveva morire,
è vero che, per riunire insieme i figli di Dio dispersi,
ci voleva la morte di un uomo.
Ma l'unico che potesse - e volle - caricarsi così il peccato del mondo,
è Dio stesso, è il Figlio di Dio,
è l'Agnello innocente, che porta e toglie il peccato del mondo.
Non è più un meccanismo che funziona a costo di una bugia
e deve essere costantemente ripetuto.
La violenza non è più temporaneamente e falsamente soppressa: è assunta,
e il frutto che ne deriva è il perdono,
non simbolico ma reale.
E cosa fanno allora i discepoli perdonati?
Che cosa fanno i cristiani, uomini e donne,
che hanno accettato il perdono della loro violenza,
del loro egoismo, dei loro peccati?
Il racconto che abbiamo ascoltato dagli Atti degli Apostoli
ci dice che iniziano a condividere i loro beni (At 2, 44-45).
È proprio l'opposto del desiderio mimetico che è all'origine della violenza.
La paura della morte non li logora più dall'interno,
perciò non si aggrappano più ai loro beni, ma li condividono.
Condividono, perché sperano.
Il perdono, non simbolico ma reale,
ha aperto loro la speranza della Vita Eterna.
Lo ha proclamato Pietro, nella seconda lettura di oggi:
“Il Padre ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti (…)
Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui.
Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa,
mentre raggiungete la mèta della vostra fede:
la salvezza delle anime.” (1Pt 1,3.8-9).
Cosa sta succedendo in Occidente, là dove la fede cristiana sta scomparendo?
La necessità di un capro espiatorio torna in vigore.
Abbiamo bisogno di colpevoli e dobbiamo eliminarli a tutti i costi.
E questo si chiama "risveglio”. È il cosiddetto wokismo.
E infurierà finché non ritroveremo il volto di Cristo,
finché non ritroveremo l'Agnello di Dio.
Questa è la nostra missione:
riproporre Gesù, Agnello di Dio.
Far conoscere e amare la Sua Misericordia.
Perché solo il Suo sangue lava via i nostri peccati.
Solo il Suo soffio ci renderà un popolo nuovo, misericordioso.
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