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Immagine del redattoreBadia Fiorentina

15 gennaio 2022 Badia Fiorentina Fr. Antoine-Emmanuel



Sabato 1° settimana del T.O.

1 Sam 9,1 – 10,1 - Mc 2,13-17


Pochi giorni fa, nel santuario di Silo c'erano Eli e Samuele,

un prete con una lunga esperienza religiosa e un ragazzino.(1Sam 3,1...20)

Chi è stato scelto da Dio come profeta?

Il ragazzino!


Oggi, avendo il popolo chiesto un re, chi viene scelto da Dio?

Uno che ha tanta esperienza politica?

No! Un giovane che stava correndo alla ricerca delle asine del padre.

Un gran bel giovane, ma non uno di grande esperienza.


Di qui a poco quando si dovrà di nuovo scegliere un re,

chi verrà scelto tra i figli di Iesse?

Il più giovane che stava pascolando il gregge!


E, oggi, nel Vangelo chi viene scelto?

Il capo di una sinagoga? Un uomo molto religioso?

No! Un pubblicano, un ricco e, probabilmente, un po’ corrotto.


Il modo in cui Dio sceglie sorprende e sempre ci sorprenderà.

È un modo del tutto diverso dal nostro.

Noi guardiamo le competenze, le esperienze, i carismi,

e, secondo le capacità, affidiamo dei compiti.

Dio non fa così:

non sceglie a partire dalle nostre capacità,

bensì a partire dal suo dono,

anche perché tutto quello che siamo e abbiamo è dono Suo.


Dio ci conosce fin dal seno materno,

ha pronunciato, si è ripetuto con amore il nostro nome, (cfr Is 49,1)

e oltre ad averci dato un’anima, che è il dono fondamentale,

ci fa tanti doni.


Quando si dice che Dio “chiama”,

vuol dire che Dio dona.

La chiamata è la manifestazione di un nuovo dono.



Levi-Matteo oggi riceve un nuovo dono,

quello della misericordia insieme a quello dell’apostolato.

E dice di sì a questo dono.


Noi spesso interpretiamo la chiamata di Dio

come una sfida alle nostre capacità personali.

Ma, in realtà, essa è un dono che chiede accoglienza e obbedienza.

Si tratta di fare spazio al dono di Dio,

di metterlo al centro della nostra vita,

e questa è la nostra parte, la nostra conversione.


Prendiamo l’esempio di San Mauro:

a 12 anni questo ragazzo romano venne affidato a San Benedetto

in un’epoca in cui l’eredità cristiana era travolta dalle invasioni barbariche,

ed il paganesimo riconquistava l’Europa.

Mauro si aprì al dono di Dio,

si lasciò formare, plasmare, dal dono, nella “Scuola del servizio del Signore”.

Fu una morte a sé stesso

che permise al dono di Dio di risplendere in lui.


Facciamo due esempi.


“Placido uscì a prendere dell’acqua:

cadutagli la brocca di mano, nel tentativo di recuperarla

cadde e fu trascinato verso il centro del lago.

Benedetto, chiuso nella sua cella

ebbe, per volontà divina, conoscenza dell’accaduto

e incaricò Mauro di aiutare il compagno.

Questi, chiesta e ottenuta la benedizione,

partì e nella foga di arrivare presto dall’amico corse sull’acqua senza accorgersi di farlo

e, dopo averlo afferrato per i capelli, lo trascinò a riva.

Giunto in salvo, Mauro capì cosa aveva fatto

e ritornò dall’abate per raccontargli dell’accaduto.”

Il frate attribuiva tutto il merito alla forza del comando di Benedetto,

ma l’abate attribuì tutto alla sua ubbidienza.


“Un altro giorno, solo in monastero,

accolse i genitori di un fanciullo zoppo e muto,

che gli si presentarono dinanzi con le lacrime agli occhi,

gli si prostrarono ai piedi e implorarono la Grazia per la salute del figlio.

Mauro poggiò sull’infermo

la stola che il Santo Patriarca gli aveva donato in occasione del diaconato e il fanciullo guarì. Ancora una volta attribuì il miracolo alla virtù della stola di S. Benedetto. (…)


Perciò San Mauro viene pregato contro le malattie del raffreddamento,

per i reumatismi e la gotta, contro i dolori muscolari.

Fu molto amato nel popolo e venerato come santo taumaturgo. “


Ecco il dono di Dio che risplende nel giovane monaco!

Ed egli non lo attribuisce a sé stesso.

In entrambi i casi Mauro attribuisce il merito

al comando di Benedetto o alla stola di Benedetto…


Questa fiducia nel dono di Dio appare pure

quando accetta di rimanere a Subiaco, mentre Benedetto parte per Montecassino.

E, di nuovo, quando accetta di partire per la Francia

per fondare il monastero di Granfeuil.

Fa spazio al dono di Dio!


E noi?

Anche noi siamo chiamati a fare spazio al dono di Dio.

Gesù “non è venuto a chiamare i giusti ma i peccatori” che siamo tutti noi. (cfr Mc 2,17)

Ti ha scelto, ti ha chiamato, ti ha affidato e ti affida un dono unico prezioso.

Fidati del dono di Dio che è in te!

Non seppellirlo nella terra per paura. (cfr Mt 25,25)

Obbedisci al dono e lascia che esso porti tutto il suo frutto!


  1. http://www.santiebeati.it/dettaglio/37850



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