Venerdì della II settimana di Avvento
Is 48,17-19 – Mt 11,16-19
Insegnaci a drizzare le orecchie!
A dieci giorni dal Natale, la liturgia ci interroga
su un aspetto essenziale: il nostro ascolto.
Siamo ancora capaci di ascoltare?
Il profeta Isaia ci riporta l’invito del Signore non solo ad ascoltare,
ma a drizzare le orecchie ai comandamenti del Signore:
così la traduzione letterale del verbo usato da Isaia.
Ricorda gli animali che drizzano le orecchie per sentire ogni minimo rumore…
Si tratta di un ascolto attivo, non distratto.
Cerco di ascoltare in profondità,
con la disponibilità a perdere convinzioni e abitudini,
perché cerco, desidero, quello che vuole il Signore.
Isaia ci dice poi la fecondità di un tale ascolto:
“Il tuo benessere sarebbe come un fiume,la tua giustizia come le onde del mare.La tua discendenza sarebbe come la sabbia.” (Is 48,18-19)
È prezioso… perché ci spiega
per quale motivo il nostro ascolto della Parola di Dio
nella Scrittura, nella Tradizione e nella vita,
spesso non cambia la nostra vita:
è perché il nostro ascolto è superficiale.
Non drizziamo gli orecchi…
Oppure avviene quello che ci racconta il Vangelo, con i ragazzi
“che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano:"Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!". (Mt 11,16-17)
Il Vangelo odierno è una chiamata a batterci il petto e a ballare.
Drizziamo gli orecchi per sentire in profondità
la chiamata del Battista alla conversione.
È la grazia dell’Avvento!
Allo stesso modo drizzeremo gli orecchi
per sentire l’annuncio della gioia del Natale,
per accoglierne la bellezza, la gioia, la speranza…
“Vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo…” (Lc 2,10)
Signore, ti chiediamo la grazia di un vero ascolto,
che cerca il tuo volere,
che cerca come piacerti, come amarti, come consolarti…
Insegnaci a drizzare gli orecchi!
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