Esaltazione della Santa Croce.
Nm 21, 4b-9 - Fil 2,6-11 - Gv 3,13-17
Lo scrittore ecclesiastico Rufino,
che fu monaco ad Aquileia, in Egitto, in Palestina, poi ancora in Italia,
amico e condiscepolo di san Girolamo,
racconta che Elena, la madre di Costantino, si recò a Gerusalemme
per cercare il luogo della crocifissione del Signore.
In quel luogo, gli antichi nemici della Chiesa avevano eretto una statua di Venere
– in modo da far apparire come adoratori della dea tutti quelli che vi si avvicinavano per adorare Cristo –
e avevano ammassato del terriccio.
Nel 326, Elena fece rimuovere tutto ciò che c’era di profano e, avendo fatto scavare in profondità,
rinvenne tre croci riposte in ordine sparso.
La gioia di quel ritrovamento fu inizialmente tanta, ma presto diminuì
perché la somiglianza delle tre croci era tale da rendere difficile
il riconoscimento di quella del Salvatore.
A quel punto il vescovo di Gerusalemme, Macario, ebbe un’idea
e ordinò di portare i legni rinvenuti
presso una donna di alto rango che giaceva in fin di vita a causa di una grave malattia.
Si recò dunque con Elena dalla donna morente,
s’inginocchiò e pregò il Signore affinché fosse possibile riconoscere il santo legno
attraverso la guarigione della malata.
Accostò quindi a lei una delle croci, ma non ottenne nulla.
Applicò poi il secondo legno, ma il risultato fu lo stesso.
Non appena però accostò la terza croce, la moribonda aprì gli occhi,
si alzò dal letto e iniziò a camminare per la casa magnificando la potenza di Dio.
*
Carissimi, ecco quello che anche noi possiamo fare:
scavare in profondità per cercare la Croce di Gesù.
Scavare nella Bibbia per cercare sia il racconto evangelico, sia il senso della Croce.
Scavare nella teologia, nei padri della Chiesa,
per comprendere questo mistero che è l’unica nostra sapienza.
Cercare nella preghiera,
per contemplare il volto di Gesù crocifisso,
per toccarlo con i sensi della nostra anima,
per baciarlo, per adorarlo, per lasciarci da Lui sposare.
Ma cercare pure nella nostra vita,
perché la Croce di Gesù è pure presente nel nostro vissuto.
Guardo le benedizioni, i carismi, che abbelliscono la mia vita:
sono doni del Crocifisso che è morto per darci lo Spirito.
Guardo la fede, la carità, la speranza che mi abitano:
sono i veri “talenti” della mia vita,
che il Crocifisso mi ha affidato quando, in un grande grido filiale,
è passato da questo mondo al Padre. (cf Mt 27,46.50; Mc 15,34.37; Lc 23,46)
Guardo le mie sofferenze, le mie malattie fisiche, psichiche:
Gesù crocifisso, abbandonato, ormai vi si trova
perché ha scelto di abbracciare le nostre sofferenze, di farsene carico.
Guardo ai miei peccati,
e, anche lì, vedo Gesù crocifisso e abbandonato,
che il Padre ha “fatto peccato” per noi…(cf 2Cor 5,21)
Guardo all’attualità, e vedo un Grande Gesù Abbandonato in Ucraina,
là dove regna l’ansia, lo stupro, l’odio, la stessa morte.
Bisogna scavare… e si trova quella sorgente.
Bisogna “ritrovare” la Croce.
Perché siamo come il Popolo d’Israele…
Anche noi attraversiamo deserti ed aridità.
Sembra talvolta che camminiamo nell’oscurità…
E quanti serpenti! Quanti morsi! (cf Nm 21,4b-6)
Solo lo sguardo su Gesù crocifisso cambia veramente la nostra vita.
Siamo come quella donna di alto rango al tempo di Santa Elena:
se ci tocca il Legno della Croce,
ritroviamo la vita, apriamo gli occhi, ci alziamo dal letto,
e iniziamo a camminare per il mondo magnificando la potenza di Dio.
“O Crux ave, spes unica…” cantava il poeta cristiano Venanzio Fortunato,
vescovo di Poitiers nel VI secolo:
“Ave, o Croce, unica speranza dei vivi!”
Cfr https://it.aleteia.org/2016/08/24/santa-elena-scoperta-croce-protettrice-oggetti-smarriti/
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