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10 settembre 2021 Badia Fiorentina Fr. Antoine-Emmanuel


Venerdì XXIII sett. T.O.

1 Tim 1..14 – Lc 6,39-42



Meditando su questa pagina evangelica, mi sono chiesto:

“Qual è la trave che mi impedisce di vedere?”


Supponiamo che io abbia la convinzione di vederci chiaro.

Sono in grado di dire al fratello:

“Scusa, ti tolgo la pagliuzza dall’occhio,

perché la realtà, tu non la vedi bene… io, sì!


Tra te e me, colui che ci vede chiaro sono io.

Il mio sguardo è quello giusto.

È giusta la mia comprensione della realtà, pure della tua vita.”


Allora, una cosa è certa: la trave negli occhi ce l’ho io!


Sì, siamo “fratelli”,

ma in questa fraternità, siamo dispari.

La visione ce l’ho io!

La sapienza delle cose divine ce l’ho io.


Ma questa è “fraternità”? No!

Oggi, Gesù vuole restituirci la fraternità vera.

E perciò mi dice: “Ipocrita!” (Lc 6,42)

“Nella misura in cui pensi di avere tu la visione, senza tuo fratello e senza di Me,

sei certamente lontano dalla verità, e lontano dalla fraternità”.


*


Cosa ci porterà nella verità e nella fraternità?

Perché queste due cose sono legate.


Appunto, la certezza che non abbiamo noi stessi, da soli, la visione giusta.


Innanzitutto perché tutti noi, da soli, abbiamo la pagliuzza o la trave nell’occhio.

Solo Gesù ci vede chiaro.

Il peccato ha danneggiato la nostra visione.

Abbiamo perso la semplicità dello sguardo del primo Adamo, prima dalla caduta.


Bisogna ricevere lo sguardo di Gesù, la visione di Gesù.

E in questo, ci è d’aiuto la Scrittura.

Vi impariamo un altro sguardo.


Come quello di Gesù su Saulo, prima che divenga Paolo:

Gesù vede in lui oltre la violenza, oltre la durezza del cuore,

oltre l’attaccamento cieco alla legge,

la bellezza che il Suo Amore misericordioso susciterà nel cuore di quest’uomo,

quando sarà passato attraverso il crogiuolo della conversione.


Lo sguardo di Gesù vede la miseria,

vede l’orrore del peccato in modo infinitamente più lucido di noi,

ma vede pure l’aurora che può spuntare

in ogni cuore che si rivolge verso di Lui.


La verità e la fraternità nascono dal sottomettersi allo sguardo

di Colui che affermò: “Io sono la Luce del mondo” (Gv 8,12).

Solo Gesù ha la visione giusta dell’umanità.


E questo sottometterci alla visione di Gesù ci fa riconoscere nell’altro

non uno che “non sa”,

ma uno col quale posso camminare verso la Verità.


Non sono più un cieco che pretende di guidare altri ciechi.

Siamo ciechi insieme,

insieme illuminati da Gesù;

e, alla luce di Gesù, scopriamo il volto degli altri

che ci appaiono come fratelli.


Poi, quando siamo disposti a ricevere dagli altri

e quando siamo pronti a dare senza imporre la nostra visione,

allora sorge molta più luce!

La fraternità è luce.

La fraternità è il fuoco nel quale bisogna bruciare le pagliuzze e le travi dei nostri occhi.


Si tratta di “accettare con gioia che nessun popolo,

nessuna cultura o persona può ottenere tutto da sé.

Gli altri sono costitutivamente necessari per la costruzione di una vita piena.

La consapevolezza del limite o della parzialità, lungi dall’essere una minaccia,

diventa la chiave secondo la quale sognare ed elaborare un progetto comune.

Perché «l’uomo è l’essere-limite che non ha limite”. (Fratelli Tutti, n.150)

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