II Domenica di Avvento
Is 40,1..11 – 2 Pt 3,8-14 – Mc 1,1-8
Preparate la via al Signore
Come mai tutto il popolo andò da Giovanni?
Come mai un profeta che viveva nel deserto da molti anni,
un uomo vestito in modo così povero, cibandosi di così poco,
vide arrivare presso di sé una folla? (cf Mc 1,5)
Perché non solamente la sua parola,
ma pure la sua vita era un richiamo forte alla conversione.
L’annuncio autentico della conversione
è una buona novella!
È Dio che rende possibile una vita nuova!
Solamente le autorità religiose rimasero sorde all'appello di Giovanni…
Il suo messaggio era chiaro: “Nel deserto preparate la via al Signore!” (Is 40,3)
Riprendeva le parole del Libro del Profeta Isaia
che annunciava la fine dell’esilio a Babilonia.
È una parola ricchissima, perché preparare le vie al Signore
significa che il Signore sta per mettersi in viaggio, Egli stesso,
dalla terra dell’esilio fino alla Città Santa.
Ma è pure il Popolo esiliato che camminerà.
È Dio con il Suo Popolo.
Bisogna preparare la via di Dio che cammina col Suo Popolo.
Convertirsi significa permettere a Dio di camminare e di farci camminare.
Significa togliere quello che fa ostacolo a Dio nel nostro vivere,
e togliere quello che fa ostacolo al camminare di tutti con Dio.
Nel mio vivere, lascio Dio agire, lascio Dio passare?
C’è nella mia vita qualche sentiero in cui Dio non sia il benvenuto?
Qualche area riservata in cui non è gradita la visita di Dio?
La schiettezza di Giovanni, la sua apertura a Dio a trecentosessanta gradi
sono un invito ad aprire, a restituire al Signore
ogni angolo della nostra vita.
“Allora si rivelerà la gloria del Signoree tutti gli uomini insieme la vedranno.” (Is 40,5)
Tutto ciò che apriamo a Dio, anche il peggiore peccato, diviene luce.
È questa esperienza che avrà spinto la gente
a confessare i propri peccati presso il Giordano.
È l’esperienza che facciamo nel Sacramento della Riconciliazione.
Vi è pure un altro interrogativo:
nel mio vivere, metto qualche ostacolo al cammino di santità degli altri?
Il Signore sta liberando il suo Popolo esiliato nel peccato e nella morte,
e apre la via della Città Santa.
Siamo dei servi di questo viaggio santo?
Siamo, nel nostro piccolo, dei Giovanni,
la cui vita indica la direzione della vita divina?
Che direzione indichiamo con la nostra vita?
Quella di Babilonia o quella di Gerusalemme?
Quella dell’egoismo o quella della comunione?
Quella della disperazione o quella della speranza?
Possiamo fare nostra la chiamata del Signore che ci ribadisce il Libro di Isaia:
“Parlate contro il cuore di Gerusalemme”,
parlate, cioè, contro la disperazione,
contro le voci che dicono che al male del mondo non c'è rimedio.
Parlate contro le voci che dicono che non è possibile
tornare dall’esilio del peccato, della guerra, della violenza…
Il fatalismo, la disperazione sono malattie dell’anima
che sfigurano l’umanità.
L’Avvento è l’anti-fatalismo e l’anti-disperazione,
perché ci apriamo insieme al nuovo venire di Dio
Il Signore non ha abbandonato la nostra generazione,
pur segnata da empietà, da violenza e da accidia.
Ci risveglia!
Attraverso la Lettera di San Pietro, ci rivela che il tempo che ci è dato
è un dono per render possibile la nostra conversione.
Dio non ha cambiato parere:
vuole introdurci tutti nei cieli nuovi e nella terra nuova
dove abiterà la giustizia. (cf 2Pt 3,9.13)
Offriamo al Signore un “eccomi” corale,
un “eccoci”:
Eccoci per essere strumenti della Tua “consolazione”…
Sì, crediamo che la tua Misericordia non si estinguerà mai,
ogni attimo del tempo presente è un dono tuo.
Incessantemente ci attiri a te come Popolo…
Ti adoriamo e ti benediciamo.
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