Venerdi XXVI settimana del T.O.
Bar 1,15-22 – Lc 10,13-16
“Abbiamo peccato contro il Signore,
gli abbiamo disobbedito, non abbiamo ascoltato la voce del Signore, nostro Dio…”
“Dal giorno in cui il Signore fece uscire i nostri padri dall'Egitto fino ad oggi
noi ci siamo ribellati al Signore, nostro Dio,
e ci siamo ostinati a non ascoltare la sua voce.”
” Non abbiamo ascoltato la voce del Signore, nostro Dio,
secondo tutte le parole dei profeti che egli ci ha mandato,
ma ciascuno di noi ha seguito le perverse inclinazioni del suo cuore,
ha servito dèi stranieri e ha fatto ciò che è male agli occhi del Signore, nostro Dio.”
(Bar 1,15-22 passim)
Sono le parole con le quali iniziamo il mese missionario.
Un mese per risvegliare in noi l’ardore missionario.
Per destare in noi l’amore, la passione per la salvezza delle anime.
La missione non è un moltiplicare le iniziative,
un agitarsi frenetico, e pure disperato perché la risposta è così scarsa…
Si tratta innanzitutto di ascoltare:
“Ascoltare la voce del Signore, nostro Dio”…(ibid.)
Si tratta di non fare come gli abitanti di Corazìn, Betsàida o Cafàrnao,
che furono insensibili alla presenza di Gesù,
incapaci di ascoltare, di lascarsi spiazzare, di abbandonare le loro sicurezze…
(cfr. Lc 10,13-15)
Non si può essere missionari con delle ricette già scritte,
con dei metodi e delle abitudini sempre ripetuti…
E qui, vorrei condividere con voi un gioiello, che mi ha tanto colpito.
Sabato 18 settembre, Papa Francesco si è rivolto alla sua Diocesi di Roma
per annunciare l'imminente inizio del cammino sinodale.
Come lo ha presentato? Come un dinamismo di ascolto reciproco:
“Voglio sottolineare questo: un dinamismo di ascolto reciproco,
condotto a tutti i livelli di Chiesa, coinvolgendo tutto il popolo di Dio.”
E che cosa mette a fondamento di questo dinamismo?
Un’assemblea? Un dialogo? Un discorso? No!
Ma una prima lunga citazione biblica:
l’esperienza di Elia che si rese conto che il Signore non era nel vento,
non era nel terremoto, non era nel fuoco,
bensì nel “sussurro di una brezza leggera.
Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello» (cfr. 1Re 19, 11-13).
Si tratta quindi per noi tutti di imparare,
nel momento stesso in cui dialoghiamo in qualsiasi forma di incontro,
imparare ad ascoltare ad un livello ben più profondo che con i soli orecchi.
“Si tratta di sentire la voce di Dio, cogliere la sua presenza,
intercettare il suo passaggio e soffio di vita” … quando dialoghiamo!
Come “capitò al profeta Elia di scoprire che Dio è sempre un Dio delle sorprese,
anche nel modo in cui passa e si fa sentire”.
(Discorso del Santo Padre Francesco ai fedeli della Diocesi di Roma)
Questa la sinodalità… che è il roveto ardente della missione!
Sei in un incontro, un’assemblea, un dialogo?
Allora, ascolti, cerchi, stai all’erta per sentire quella “brezza leggera”:
“Ed è per questa “brezza leggera”– che gli esegeti traducono anche “voce sottile di
silenzio” e qualcun altro “un filo di silenzio sonoro” –
che dobbiamo rendere pronte le nostre orecchie,
per sentire questa brezza di Dio”. (ibid.)
E qui si vede quanto l’orazione silenziosa ci prepari
ad una vera esperienza sinodale.
Se sei ansiosamente attaccato alle tue idee, non sentirai la brezza di Dio.
Se cerchi di difendere le tue convinzioni, non sentirai la brezza di Dio.
Se hai paura di ascoltare gli altri, non sentirai la brezza di Dio.
Se non vuoi sentire il grido di chi ha sofferto e soffre nella Chiesa
e a causa della Chiesa, non sentirai la brezza di Dio.
Se non vuoi sentire la voce di chi non si lascia affascinare dai mali del nostro tempo
e sa vedere le bellezze che nascono, non sentirai la brezza di Dio…
E così via…
La sinodalità è un’esperienza spirituale.
Un’esperienza di Dio nella imperfezione dei dialoghi umani.
Nel Documento preparatorio del Sinodo , si legge che dovremo essere
“l’uno in ascolto degli altri; e tutti in ascolto dello Spirito Santo,
lo “Spirito della verità” (Gv 14,17),
per conoscere ciò che Egli “dice alle Chiese” (Ap 2,7)» (n.15)
Dice Papa Francesco: “lo Spirito Santo ha bisogno di noi. Ascoltatelo
ascoltandovi.”
Potremo tenere a mente le parole: “Ascoltatelo ascoltandovi.”
Questo in vista del “processo di discernimento
che è un ascolto dello Spirito in comune.” (n.24)
Sempre nel Discorso alla Sua Diocesi, Papa Francesco dice:
“Noi non stiamo facendo un parlamento diocesano,
non stiamo facendo uno studio su questo o l’altro,
no: stiamo facendo un cammino di ascoltarsi e ascoltare lo Spirito Santo,
di discutere e anche discutere con lo Spirito Santo, che è un modo di pregare.”
Ecco quello che ci chiede il Signore!
E non è poco!
“Disse un santo: il più grande onore che Dio possa fare ad un’anima
non è di darle molto, ma di chiederle molto”
scrisse la piccola Teresa ad un missionario. (Lettera 213 all’Abbé Bellière)
E tutto ciò in vista della salvezza delle anime…
Nella lettera al missionario che era suo fratello,
con il quale Teresa era un’anima sola, ella scrisse:
“Lavoriamo insieme alla salvezza delle anime;
abbiamo solo l’unico giorno di questa vita per salvarle
e dare così al Signore prove del nostro amore.
L’indomani di quel giorno sarà l’eternità, allora Gesù vi renderà al centuplo
le gioie così dolci e legittime che sacrificate per lui.” (ibid.)
Ecco la nostra responsabilità:
lavorare insieme alla salvezza delle anime…
Iniziando con un ascolto comune del Signore.
No!
Non “iniziando”, ma scegliendo come stile di vita questo
“Ascoltate lo Spirito Santo, ascoltandovi!”.
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